Il 23 giugno 2016 il Regno Unito è chiamato a decidere se restare nell'Unione Europea oppure no.

Nelle settimana precedente al referendum, un sondaggio ha mostrato una maggiornaza di persone favorevoli alla (oramai conosciuta) Brexit, l'uscita dall'Ue.

Favorevoli tutti i partiti di centrosinistra, il partito Conservatore ha invece lasciato libertà di scelta ai suoi elettori (con Cameron che in realtà fa attivamente campagna per rimanere in Europa). Il gruppo dei contrari è guidato dal sindaco di Londra Boris Johnson.

Si tratta di un voto cruciale che sta tenendo col fiato sospeso la comunità finanziaria mondiale e potrebbe procurare un forte "scossone all'economia", specialmente quella europea.

Una scelta che sta tenendo col fiato sospeso la comunità finanziaria mondiale e potrebbe procurare un forte 'scossone all'economia', specialmente quella europea.

La vittoria del "Leave" con il 51,9% cambia del tutto la situazione nel Regno Unito, con le popolazioni di Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda del Nord che sono da considerare, a uscita dall'Ue ratificata, extra-comunitari e con il nuovo Governo inglese che dovrà affrontare i malumori delle altre nazioni del Regno, Scozia su tutte, che già ha rilanciato per indipendenza e rientro in Europa.

Affinché il Regno Unito possa lasciare l’Unione Europea vi è bisogno dell'attivazione dell’articolo 50 del Trattato di Lisbona, che conferisce al Paese che vuole uscente due anni per concordare i termini della scissione. Theresa May ha innescato questo processo il 29 marzo 2017.

(Unioneonline/s.a.)

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