Il 9 febbraio 2009, nella clinica La Quiete di Udine, muore Eluana Englaro, da 17 anni in stato vegetativo.

È il dottor Amato del Monte, primario di rianimazione della clinica, a telefonare a Beppino Englaro per comunicargli che 15 minuti prima, alle 20.10, sua figlia è morta. Tre giorni prima, il 6 febbraio, i medici avevano sospeso l'alimentazione e l'idratazione artificiale che tenevano in vita la ragazza. Per ottenere questo risultato, la famiglia Englaro ha dovuto affrontare un processo, quindici sentenze della magistratura italiana e una della Corte Europea, l'opposizione del governo in carica e le proteste, le manifestazioni e gli appelli di numerose associazione cattoliche.

L'INCIDENTE - La giovane, nata a Lecco il 25 novembre 1970 rimane vittima di un incidente stradale il 18 gennaio 1992, quando ha 21 anni e si è da poco iscritta alla facoltà di Lingue di Milano. Eluana perde il controllo dell'auto mentre ritorna da una festa in paese vicino a Lecco. L'incidente le causa gravissimi danni al cervello e una frattura alla colonna vertebrale. Dodici mesi dopo viene fatta la diagnosi che si rivela definitiva: a causa dei danni molto estesi, Eluana viene dichiarata in stato vegetativo permanente.

IL BIOTESTAMENTO - Il 14 dicembre 2017 il Senato approva in via definitiva la legge sul testamento biologico. L'asse Pd-M5S ha retto agli ostacoli del voto segreto e bocciato i 3mila emendamenti presentati da centristi, Lega e Forza Italia. "Nessun trattamento sanitario può essere iniziato o proseguito se privo del consenso libero e informato della persona interessata".

(Unioneonline/s.a.)

Febbraio 2018

Gennaio 2018
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