Bettino Craxi, segretario del Psi ed ex presidente del Consiglio, riceve dai giudici di Milano un avviso di garanzia nell'ambito di Tangentopoli, la più grande inchiesta per corruzione della storia d'Italia: è il 15 dicembre del 1992.

L'accusa per lui è di concorso in corruzione, ricettazione e violazione della legge sul finanziamento pubblico dei partiti: in un faldone di 18 pagine Antonio Di Pietro e i suoi colleghi gli contestano 41 episodi di malaffare calcolando bustarelle per 36 miliardi di lire.

Tutto inizia con l'arresto dell'amministratore socialista di una casa di riposo per anziani di Milano: Mario Chiesa viene colto in flagranza di reato mentre incassa una tangente da una ditta di pulizie.

Craxi lo definisce "un mariuolo" che non ha nulla a che fare con il partito. Ma da quell'episodio parte "Mani Pulite" e lui è uno dei tanti (le persone indagate saranno 4.500) che riceve un avviso di garanzia.

Il 12 gennaio dell'anno successivo, viene presentata una prima richiesta di autorizzazione a procedere al Parlamento: Craxi si dimette dalla segreteria nazionale del partito socialista.

Travolto dagli scandali giudiziari e inseguito dai mandati di cattura del pool "Mani Pulite", Craxi decide di non affrontare i processi e nel 1994 fugge nella sua villa di Hammamet, in Tunisia. Lì morirà il 19 gennaio 2000.

(Unioneonline/s.a.)

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