Il Cagliari è in campo, allo stadio Sant'Elia, sta perdendo 0-1 contro il Messina quando, al 35' del secondo tempo, un ultrà entra in campo e colpisce con un pugno violento alla testa il portiere Manitta. Il giocatore rimane a terra privo di sensi e viene subito soccorso e trasportato all'ospedale Brotzu. L'ultrà del Cagliari scappa via dal campo.

Una manciata di secondi di follia e violenza, è il 17 novembre 2002.

Compiuto il misfatto, l’ultrà "gira i tacchi e corre a perdifiato verso la curva, facendo il percorso inverso -, racconta L'Unione Sarda il giorno dopo -. Una mezza dozzina di carabinieri, che si trova nelle vicinanze dell'ingresso degli spogliatoi e quindi a una cinquantina di metri dal luogo dell’aggressione, tenta un inutile inseguimento".

La partita finisce lì.

La prognosi per il portiere non è fortunatamente grave, ma i medici del Brotzu decidono di ricoveralo in osservazione nel reparto di Neurochirurgia con una diagnosi che parla di "trauma cranico e commozione cerebrale".

La fuga del teppista dura poco. Massimo Meloni, questo il suo nome, 29 anni, pregiudicato di Pirri, si presenta in Questura il giorno dopo, viene interrogato in presenza di un avvocato. Dopo la confessione, viene denunciato a piede libero per lesioni. "Chiedo scusa a tutti, ero fuori di testa", si limita a dire. Meloni, viene interdetto dalla polizia per cinque anni: in base a questo provvedimento amministrativo deciso dal Questore, l'ultrà violento non potrà più assistere alle partite del Cagliari.

Arriva la maxisqualifica per la società cagliaritana, tre giornate di squalifica, partita persa a tavolino per 2-0 e Sant'Elia chiuso fino a febbraio.

(Redazione Online/s.a.)

Novembre

Ottobre

Settembre

Agosto

Luglio

Giugno

Maggio

Aprile

Marzo

Febbraio
© Riproduzione riservata