Graziano Mesina, il più famoso bandito sardo, evade per la settima volta da un carcere in cui è detenuto. Questa volta, a Lecce, lo fa da regista organizzando la fuga in massa di altri dieci detenuti. Un'evasione clamorosa: Mesina si avvicina con uno stratagemma a un agente di custodia che, con l'aiuto dei complici, mette fuori combattimento. Guadagna poi l'uscita puntando la pistola alla gola di un sottufficiale e, prima di dileguarsi, svaligia la cassaforte portandosi via un milione, e interrompe i segnali d'allarme. Dopo poche ore, quattro reclusi vengono catturati. Questa la ricostruzione, in prima pagina il 20 agosto 1976 su L'Unione Sarda, che traccia un lungo ritratto del bandito di Orgosolo, dalla prima denuncia, quando aveva 18 anni, per aver sparato contro le lampadine del paese, all'incalzante sequenza di accuse, arresti e condanne. Una storia, quella di Mesina, che si arricchirà ancora di diversi capitoli, alcuni da protagonista, come nel caso della mediazione nella liberazione di Farouk Kassam, nel 1992, e dell'ultima condanna a 30 anni incassata nel dicembre del 2016 per associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga, con revoca della grazia concessa nel 2004.

(Redazione Online/m.c.)

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