È mattina quando, l'8 agosto 1956, la miniera di carbone di Bois du Cazier a Marcinelle (Belgio) si riempie di fumo a causa di un violento incendio che - intorno alle 8.10 - si sviluppa in una delle condotte che portano aria all'interno.

Nel rogo muoiono 262 minatori, tra cui 136 italiani: dodici i sopravvissuti.

Il giorno dopo, anche L'Unione Sarda dedica l'apertura del giornale alla tragedia, e ipotizza che tra i tanti morti ci siano anche minatori che lavoravano nella miniera di Carbonia, "e che una volta licenziati dovettero cercare in Belgio l'amaro pane del minatore". Ma rimane solo un'ipotesi.

Causa dell'incidente, si scopre in seguito, un malinteso sui tempi di avvio degli ascensori. Una probabile incomprensione tra i minatori che si trovavano nel fondo del pozzo e i manovratori in superficie. Il montacarichi, avviato al momento sbagliato, va a urtare contro una trave d'acciaio, tranciando un cavo dell'alta tensione, una conduttura dell'olio e un tubo dell'aria compressa. Da qui l'esplosione.

I minatori, intrappolati a 1.035 metri sottoterra, muoiono soffocati.

Due processi, nel 1964, hanno portato alla condanna di un ingegnere a soli sei mesi (con la condizionale).

Il disastro di Marcinelle è il terzo incidente minerario per numero di morti italiani, dopo quello del 1907 a Monongah e quello del 1913 a Dawson, entrambi negli Usa. In ricordo della tragedia, oggi la miniera Bois du Cazier è patrimonio Unesco.

(Redazione Online/s.a.)

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