È il 24 giugno del 1985 quando Francesco Cossiga viene eletto ottavo presidente della Repubblica con 752 voti su 977.

Nato a Sassari il 26 luglio del 1928, la sua vita è stata costellata da primati: diploma a 16 anni, laurea a 20, a 28 anni è già segretario provinciale della Dc ed entra a Montecitorio a 30.

Fino ad allora è il più giovane sottosegretario alla Difesa, poi il più giovane ministro dell'Interno, presidente del Consiglio, poi del Senato e anche il più giovane presidente della Repubblica, a 57 anni.

Il soprannome di "picconatore" gli deriva dal suo comportamento nei confronti della politica, quando, secondo quanto sosteneva, tutti si rifiutavano di riconoscere che anche in Italia i partiti avrebbero affrontato le conseguenze del cambiamento di scenario dopo la caduta del muro di Berlino.

Cossiga, diceva, voleva dare "picconate" al sistema.

Nel 1991 viene presentata una richiesta di messa in stato di accusa nei suoi confronti firmata da Luciano Violante, Marco Pannella, Nando dalla Chiesa, tra gli altri; ma il presidente ne esce indenne: il comitato parlamentare ritiene la domanda manifestamente infondata.

Tra le varie accuse c'era anche quella di aver proposto la grazia per Renato Curcio, fondatore delle Brigate rosse, abusando in questo modo della sua carica istituzionale.

L'anno successivo arrivano le sue dimissioni, con uno storico discorso tenuto, simbolicamente, il 25 aprile; quando lascia il Quirinale pretende che la banda militare esegua l'inno sardo, "Cunservet Deus su re".

Nell'estate 2010 viene ricoverato al Policlinico Gemelli di Roma, e muore il 17 agosto in seguito a un infarto e a vari problemi respiratori; prima di morire aveva scritto quattro lettere destinate alle quattro più alte cariche dello Stato.

Le sue spoglie sono state tumulate al cimitero comunale di Sassari, nella tomba di famiglia.

(Redazione Online/s.s.)

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