"So solo io quanto ho sofferto, la morte di mio padre mi ha lasciato un enorme vuoto, ho finito per sentirmi molto solo".

Inizia così la lunga confessione di Adriano Leite Ribeiro, ex attaccante di Inter e Parma, alla rivista brasiliana R7.

"Ho cominciato a sentirmi molto solo - ha proseguito "l'Imperatore" - e quando papà è morto è andata ancora peggio perché mi sono isolato. In Italia mi vedevo solo, triste e depresso e quindi ho cominciato a bere".

"Mi sentivo felice solo bevendo - l'amaro racconto - lo facevo ogni notte. Bevevo tutto quello che mi mettevano davanti: vino, whisky, vodka, birra. Tantissima birra. Non smettevo di bere e alla fine ho dovuto lasciare l'Inter". Era il 2009.

Fu proprio il club nerazzurro a cercare di aiutare e proteggere il giocatore brasiliano dalla terribile dipendenza: "Non sapevo come nasconderlo, arrivavo ubriaco la mattina agli allenamenti. Mi presentavo anche se ero completamente ubriaco. E mi portavano a dormire in infermeria e alla stampa dicevano che avevo dolori muscolari".

Quindi la triste riflessione sugli amici di allora: "Ho capito che il problema era la gente chi mi stava intorno. Amici che non facevano altro che portarmi alle feste, con donne e alcol, senza pensare a nulla".

Poi, il felice ritorno in Brasile. "Tornando nel mio Paese ho rinunciato ai milioni - conclude - ma ho comprato la felicità".

Adriano, classe 1982, con le squadre di club ha vinto due campionati brasiliani, tre campionati carioca, una Coppa dei Campioni brasiliana, due Coppe Italia, tre Supercoppe italiane e tre campionati italiani.

Con la nazionale brasiliana ha conquistato la Copa América 2004 e la FIFA Confederations Cup 2005, laureandosi capocannoniere in entrambe le competizioni.

Con 18 reti realizzate, è il miglior marcatore dell'Inter in Champions League.

(Unioneonline/v.l.)
© Riproduzione riservata