Non è mai banale, Ninni Corda. Per vincere non cerca scorciatoie. Ad appena 44 anni, parla da decano della panchina, anche se è fuori per squalifica da qualche tempo.

Diretto e fumantino, ha dribblato con nonchalance anche qualche disavventura che la vita gli ha presentato fuori dal campo. Lui, che a Nuoro non ricordano giocatore, ma senz'altro allenatore di squadre giovanili. Il migliore: Salesiani, Puri e Forti, Atletico Nuoro. E ancora, lontano dalla Barbagia, prima Torres Juniores (due anni), poi Giovanissimi e Allievi del Cagliari (per tre), quindi i Beretti nazionali del Monterotondo. Quando va a Tempio vince la Serie D, successo che ripete a Como alzando anche la Coppa Italia. In Sardegna sceglie Alghero: prima la salvezza in C2 poi i playoff per la C1.

Negli annali c'è traccia anche di tre stagioni a Savona: dalla C2 agli spareggi per la B persi all'ultimo con la Pro Vercelli. Chiude una bella salvezza a Barletta e, in tempi recentissimi, il ritorno a Como. È padre "di due bambine splendide: Beatrice ha 10 anni, Rebecca 6".

Famiglia di passione e temperamento socialista: il padre Martino è stato sindaco di Nuoro dal 1981 al 1983; la madre, Simonetta Murru, ha ricoperto lo stesso incarico dal 1990 al 1992. Un record che giustificherebbe nuove ambizioni politiche: "No, la politica è incompatibile col calcio. Ma la passione c'è sempre: in futuro chissà".

Corda, quanto le manca la Sardegna?

"Calcisticamente non tantissimo. Ho fatto bene nelle giovanili della Torres di Rinaldo Carta e al Cagliari, dove ho vinto lo scudetto della categoria Giovanissimi. Ho bei ricordi anche di Tempio e Alghero. L'unico dispiacere è non aver potuto lavorare all'Olbia, con Rusconi presidente".

Oltre alla Nuorese, in questi anni chi l'ha contattata?

"A Nuoro non c'erano i presupposti per lavorare bene. E prima ero fermo per la squalifica".

Come mai è andato a Como?

"Nove anni fa ho vinto lì la D e la Coppa Italia di categoria, prima di accettare l'Alghero. Dopo Roma, Como per me è la città più bella d'Italia".

Perché il suo amico americano si sta defilando?

"Massimo Nicastro era convinto che in Italia si potesse agire come si fa negli Usa. Aveva in mente lo stadio di proprietà e negozi a contorno: grandi progetti, ma qui governa la burocrazia. E lui non è un uomo di calcio".

Chi finanzierà ora la società lariana?

"Le quote saranno distribuite. La società ha una base molto solida".

Quante chance avete di essere ripescati in C attraverso il Tar?

"La speranza è l'ultima a morire. Se il Tar entrerà nel merito, noi siamo dalla parte della ragione: il Como ha garantito in contanti l'iscrizione, invece di presentare la fideiussione. Da altre parti ci avrebbero applaudito".

A proposito, come giudica il possibile blocco dei campionati di B e C?

"Siamo arrivati alla frutta, per certi versi rimpiango Tavecchio. Il calcio rispecchia il Paese. Il degrado è generale".

Tornando al Como, avete perso la C - sul campo - all'ultima curva. Perché?

"Fino a ottobre non c'era uno squadrone. Poi, con i rinforzi, abbiamo disputato un gran girone di ritorno e vinto i playoff. Per come era iniziata, è stata una stagione straordinaria".

Il presidente è Roberto Felleca, vecchia conoscenza del calcio sardo.

"Un amico da tanti anni, un grande dirigente. Ci mette cuore, passione e portafoglio. Faremo dei grandi risultati assieme".

Il suo è un ruolo da manager. Le manca il campo?

"Ho sempre fatto l'allenatore e il direttore sportivo assieme. Ora sto più dietro la scrivania che in campo, ma sono felice lo stesso".

Lei non può andare in panchina. Eppure era stato riabilitato. Che cosa è accaduto?

"Mi hanno denunciato alla Procura federale sostenendo che facevo il dirigente e non l'allenatore, anche se lo fanno tutti. Sono stato squalificato per otto mesi, ma a me non cambia niente".

Ha avuto in passato anche qualche altro problema a Nuoro, per questioni extracalcistiche.

"Tra qualche mese andrà tutto in prescrizione. Ho la coscienza a posto".

Prima o poi allenerà di nuovo, magari in Sardegna?

"Con il rispetto che ho per tutti, potrei solo a Cagliari e a Olbia".

Sa che la Nuorese ripartirà, con ambizioni non di vertice, dall'Eccellenza. Le dispiace?

"Molto. Mi piange il cuore per la mia città. La gestione degli ultimi anni, però, non credo sia stata all'altezza del grande pubblico nuorese. E mi dispiace anche per Artedino: uno che ci mette passione e denari. Ne ho grande rispetto, pur non condividendone alcune scelte".

L'Alghero, che lei ha salvato in C2, non si è iscritto neppure alla Seconda categoria.

"Sconforto totale. Salvezza storica e playoff per la C1 in due anni: ricordo quel periodo con entusiasmo e affetto. Sono dispiaciuto per gli amici che ho lì".

Qual è il livello del calcio sardo oggi?

"Purtroppo molto basso. Se togliamo Cagliari, Olbia e Arzachena, e mi auguro presto la Torres, c'è poco. Non ho notato una crescita dei settori giovanili negli ultimi anni".

La realtà isolana che maggiormente la impressiona?

"Di sicuro Lanusei. Conosco il presidente Daniele Arras: riesce nel miracolo di far quadrare i conti e di fare calcio in un certo modo in un paese molto piccolo".

Nel Sud dell'Isola l'unica squadra di Serie D è il Castiadas. Come mai realtà come Quartu, Selargius, Iglesias e Carbonia non riescono più a stare a certi livelli?

"Il Sulcis paga la crisi che attanaglia il territorio, ma non capisco perché città ricche come Selargius e Quartu non riemergano. Magari a Selargius in futuro potrà dare una mano il mio amico Felleca, selargino che tiene ai colori granata".

Tra i giocatori che lei ha lanciato possono essere annoverati Aresti, Pisano, Cocco e Burrai.

"Francesco Pisano ha giocato dieci anni in Serie A, non devo presentarlo io. Hanno fatto grandi carriere tutti. Burrai, Aresti e Cocco avrebbero meritato qualcosa in più".

Un suo calciatore che avrebbe meritato la Serie A e che non ci è arrivato?

"L'attuale capitano del Como Federico Gentile. Giocatore straordinario e uomo vero. È atleta di carattere e, nel calcio, non sempre paga".

Il club cui è rimasto più legato?

"Sono stato bene dappertutto. Ma Como è la mia seconda città".

E quello da cui è rimasto maggiormente deluso?

"Nessuno. Anche se a Savona purtroppo è finita male col presidente. Ma sono sempre di casa anche lì, dove è nata la mia seconda figlia".

Per quale squadra tifa Ninni Corda?

"Il modello Juve è per me d'ispirazione".

Dove vuole arrivare nel calcio?

"Mi piacerebbe arrivare in A col Como dei sardi. Con un progetto buono in 5-6 anni è possibile".

Lorenzo Piras
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