"Se Rolando Maran fosse una macchina sarebbe una Mercedes. Con il suo arrivo i dirigenti del Cagliari hanno fatto un gran colpo di mercato". Giorgio Scapini nella sua carriera nel mondo del calcio ha sbagliato poco. Pochissimo.

L'ex direttore sportivo e responsabile del settore giovanile del Varese Calcio ha lavorato a stretto contatto con Maran - "Rolly", come lo chiama lui – nella stagione 2011/2012, quando con i biancorossi lanciarono l'allora giovanissimo terzino di origini marocchine Achraf Lazaar e mancarono la Serie A d'un soffio, perdendo in finale playoff contro la Sampdoria.

Sempre meticoloso e scrupoloso, Scapini è l'uomo giusto per tratteggiare e ricamare il quadro psicologico, nonché il profilo umano, del nuovo allenatore del Cagliari.

Dopo l'addio di Lopez sulla panchina rossoblù è arrivato Maran, cosa devono aspettarsi i tifosi dal loro nuovo "condottiero"?

"Rolando è un uomo ferocemente pragmatico e un allenatore dalla competenza indiscutibile. Capace di inventare e creare situazioni di gioco dal nulla, il suo più grande pregio è sicuramente lo studio delle partite".

Ci spieghi meglio.

"Se penso a lui, penso subito al grande impegno che mette nell’analisi degli avversari. È il suo segreto da allenatore quello di scovare dettagliatamente i difetti della squadra che dovrà affrontare la domenica".

Ha qualche dogma calcistico Maran, magari nella scelta del modulo?

"No. Assolutamente. Quando siamo stati assieme al Varese amava il 4-4-2, con degli esterni capaci di spingere, crossare, creare occasioni. Ma se penso al suo Chievo e quel 4-3-3 capace di donare magie, posso affermare che il nuovo tecnico rossoblù non ha pregiudizi. Anzi, saprà adattare le sue competenze e le sue idee ai giocatori che il presidente Giulini e il ds Carli gli metteranno a disposizione".

Ne è convinto?

"Lui non si ferma ai moduli e alla mera tattica. Piuttosto entra nella testa dei suoi giocatori, in punta di piedi, per convincerli delle sue trovate di gioco. Sapete una cosa?".

Cosa?

"Sono convinto che il Cagliari, per i giocatori che al momento ha in rosa, abbia preso l’allenatore giusto a cui affidare la sua panchina".

Un'affermazione forte la sua, lo sa?

"Lo so, ma se penso al 'mio' Leonardo Pavoletti fianco a fianco di uno come Maran, non posso che immaginare che insieme facciano follie in campo".

Perché questa convinzione?

"Perché Rolando è uno che ama gli attaccanti come Leo, sia per le doti tecniche che per quelle umane: sono in fondo simili loro due. Persone che mettono la loro professione e la loro professionalità prima di tutto".

È innegabile che Lopez abbia lasciato un ricordo importante nei tifosi del Cagliari, Maran come farà a conquistarli?

"Con il suo carattere. Ricordo che a Varese, quando lottavamo per conquistare la Serie A, Rolando, anzi 'Rolly', dopo le partite si fermava al bar in mezzo alla gente a discutere...".

Davvero?

"Ma sì. Lui è uno così: uno che quando tornava dal Veneto si portava dietro i salamini, andava al bar dello stadio e li affettava per gustarli con i tifosi, accompagnati da un bicchiere di bianco".

Ha qualche altro aneddoto su di lui?

"Avevamo appena raggiunto i playoff con i biancorossi, e un giorno l'allora ds del Varese Mauro Milanese mi disse: 'Senti, Giorgio, dobbiamo parlare subito con Rolando'. Era serio, serissimo. Secondo lui, Maran, per giocarsi la A, doveva credere di più nelle enormi qualità che aveva e rischiare di più. In fondo era un allenatore che si stava 'formando' all'epoca e...".

E...?

"E oggi, dopo aver spiegato il calcio al Chievo e al Catania, la fama lo precede e i suoi risultati parlano per lui. Ora conquisterà il cuore di Cagliari e dei cagliaritani".

Fernando Di Cristofaro

(Unioneonline)

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