Un gol di rapina per ritrovarsi e rimettere la chiesa al centro del villaggio. Sembrava il più sacrificato dalla rivoluzione di Lopez, domenica a Udine ha firmato il blitz della (possibile) svolta rossoblù. Solo lui, proprio lui. Croce e delizia, soprattutto delizia.

E decisivo, fondamentale. João Pedro Geraldino dos Santos Galvão: tutto d'un fiato per zittire i cantastorie, cogliere l'attimo su quella palla carambolata come per magia sulla sua testa e lasciare un segno indelebile sul match, e non solo. Si è ripreso il Cagliari a denti stretti. Il solito fioretto, tanta sciabola. E con cinque reti (quattro in campionato, una in Coppa Italia) è il capocannoniere rossoblù. Non è un caso.

IL RUOLO - Alla ricerca continua del vestito ideale per valorizzare il genio. Ci hanno provato in tanti dall'estate del 2015, quando Joao è arrivato a Cagliari dall'Estoril nello scambio con Cabrera. Da Zeman a Lopez passando per Zola, Festa e soprattutto Rastelli, l'allenatore che per primo gli ha cucito addosso l'abito da sera, quello del trequartista.

La strada del rilancio dopo un primo anno anonimo coinciso con la retrocessione. Tra le (cosiddette) linee Joao Pedro si è responsabilizzato, ha imparato a giocare prima di tutto per la squadra. Allo stesso tempo, però, ha preso confidenza con la porta e perfezionato la mira: in B è stato il miglior realizzatore della squadra con 13 gol dopo Farias, la scorsa stagione in A, nonostante i continui intoppi fisici, è riuscito ad andare a segno 7 volte, secondo solo a Borriello.

Soprattutto da trequartista, spesso da esterno, all'occorrenza da interno. Perché in fondo il ruolo è diventato un dettaglio per Joao: ormai ha preso consapevolezza nei propri mezzi riuscendo a miscelare da qualsiasi posizione il furore agonistico e le legnate con la qualità e l'imprevedibilità.

IL TALENTO - Se non è il giocatore col più alto tasso tecnico in rosa poco ci manca. Sicuramente è quello che può garantire alla squadra gli equilibri e spostarli sul più bello, e non solo sotto porta.

L'assist in verticale per Sau contro il Crotone è forse il colpo che più lo rispecchia e valorizza. Quello che lui definirebbe "un cioccolatino".

ORGOGLIO ROSSOBLÙ - Classe 1992, Joao Pedro è uno dei nove giocatori scesi in B insieme al Cagliari: mai dimenticarlo! Nel frattempo sono rimasti in sette e la fascia da capitano che il brasiliano spesso indossa sul braccio sinistro rappresenta una rivincita per tutta la squadra.

AVVIO CONTRADDITTORIO - In estate a Pejo pochi proclami e un piccolo-grande desiderio: «Star bene fisicamente e poter così giocare con continuità. Il resto vien da sé». Il quarto campionato in rossoblù è cominciato nel migliore dei modi.

Subito in gol in Coppa contro il Palermo. Il primo sigillo in campionato, inutile, a San Siro con il Milan. Pesantissimo e da incorniciare, invece, quello alla Spal. Poi si è spenta la luce e - guarda caso - il Cagliari si è ritrovato al buio dentro il tunnel.

La rete dal dischetto al Genoa non è bastata per evitare la sconfitta, resta, però, l'unico rigore trasformato dai rossoblù quest'anno, non proprio un dettaglio.

IL NODO TATTICO - Subito dentro il 3-5-2 di Lopez, come mezzala. Per poi uscire tre giorni dopo e rientrarci a singhiozzo, senza, però, incidere. Sembrava persino spaesato. Sino al finale della gara col Verona. Subentrato nell'occasione a Sau e schierato come seconda punta alle spalle di Pavoletti, l'impatto sul match è stato devastante.

Stessa posizione, stesso partner e stesso approccio alla ripresa del campionato a Udine, stavolta, però, da titolare e da protagonista assoluto.

"Quando ha la palla tra i piedi, fa quello che gli altri non riescono nemmeno a pensare", ha detto in tempi non sospetti Lopez. Ecco perché non conta il modulo e nemmeno il ruolo: un posto per Joao Pedro si trova sempre.

Fabiano Gaggini
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