Diego Lopez, la svolta del Cagliari in quattro mosse
Subito la scossa caratteriale, la rivoluzione tattica già al secondo allenamento.
La vittoria all'ultimo respiro sul Benevento ha poi ridato fiato, riportato il sorriso e consentito al progetto di svilupparsi.
Ora non ci sono più giocatori adattati al ruolo ma valorizzati dalle mansioni e la porta avversaria è un chiodo fisso.
La svolta in quattro mosse, insomma, per Diego Lopez che ha rivoltato il Cagliari come un calzino e tirato fuori il meglio dalla rosa ereditata un mese fa da Massimo Rastelli e costruita in estate con un filo logico diverso. Tre successi in cinque gare non sono casuali. Ma a cambiare è stato soprattutto l'atteggiamento, a prescindere dagli interpreti e dall'avversario. E quella rassicurante sensazione di poter trovare la via della rete in qualsiasi momento e con soluzioni evidenti.
Anche a Udine i rossoblù hanno costruito nove occasioni nitide.
Il fatto poi che ne abbiamo concretizzata solo una e chiuso il match col brivido è un altro discorso, l'aspetto da migliorare.
Intanto il tredicesimo posto in classifica è un soffice cuscino e anche l'Inter, prossimo avversario sabato alla Sardegna Arena, fa meno paura.
1) IL CARATTERE - "Dobbiamo lottare e onorare la maglia ogni partita sino alla fine per rispetto dei nostri tifosi".
Lopez ne ha fatto una questione di appartenenza già il giorno della presentazione.
Ha il Cagliari dentro e ha provato a trasmettere alla squadra lo spirito battagliero col quale lo ha difeso in campo per dodici stagioni.
Anche se il suo modo di leggere e interpretare il calcio una volta diventato allenatore è mutato. Ora è più riflessivo, razionale, globale, persino più offensivo.
Ha lo stesso carisma, però, dentro uno spogliatoio.
La sua presenza si sente, si respira, e non solo perché è anche una bandiera oltre a essere l'allenatore.
Gli basta uno sguardo per trasmettere rabbia e pretendere il rispetto delle regole.
La squadra è rimasta folgorata, già con la Lazio ha avuto un altro atteggiamento e le vittorie nel finale su Benevento e Verona sono la conseguenza.
2) IL MODULO - Senza terzini naturali e con Van der Wiel non ancora pronto, la strada del 3-5-2 era la più percorribile (anche se non la più scontata).
A dir il vero pure Rastelli ci ha pensato spesso, Lopez forse ha avuto più coraggio per cambiare e/o la forza contrattuale per poterlo fare.
E i benefici sono stati immediati. Sia in fase difensiva: con più equilibrio in ogni zolla, il ritorno del miglior Ceppitelli e la crescita di Romagna, ma anche una copertura adeguata per il regista Cigarini.
Soprattutto in quella offensiva: con l'allargamento del gioco, in particolare a destra dove nascono e si sviluppano le azioni più importanti e proprio lì il Cagliari ha costruito cinque dei sei gol segnati con Lopez in panchina.
Faragò da una parte, Padoin dall'altra: sono i due esterni il simbolo della metamorfosi rossoblù, così diversi tra loro per caratteristiche tecniche e atletiche, il giusto compromesso.
3) I RISULTATI - Tre vittorie (contro dirette concorrenti) in cinque partite hanno permesso al Cagliari di spazzare via i fantasmi e dare una spallata importante alla classifica.
Da quartultimo a tredicesimo: il balzo è notevole e gli scenari più rassicuranti, persino accattivanti.
L'Atalanta ha solo un punto in più dei rossoblù, che sono poi a -2 dalla Fiorentina e a -4 dal Milan, giusto per fare qualche paragone eccellente.
4) I PROTAGONISTI - Avanti tutta nel segno della coerenza e della continuità.
Da una partita all'altra la formazione ha sempre qualche variante ma non viene stravolta.
Così, azione dopo azione, è nata l'alchimia perfetta sulla catena di destra tra Romagna, Barella e Faragò. E se i primi due hanno ulteriormente sollevato l'asticella, l'ex Novara è stato la vera rivelazione.
Sull'altra sponda il miglior Padoin visto in rossoblù. Anche Ionita si sta ritrovando. E nel cuore del campo, Cigarini ha sì meno raggio d'azione ma le spalle coperte, quindi più gambe e tempo per difendere il territorio, sprigionare il proprio talento e far girare la squadra.
Pavoletti non segna quanto potrebbe, ma è sempre sul pezzo. Idem Sau.
E se anche Joao Pedro (capocannoniere rossoblù con 4 gol) riesce a ritagliarsi il suo habitat e incidere, diventa davvero tutto molto interessante.
Fabiano Gaggini