Il buon primo tempo, il gran gol di Barella, la conferma di Romagna e la sensazione di poter stuzzicare il Toro non cancellano l'amarezza e la paura. Otto sconfitte nelle prime undici partite, soprattutto con Rastelli, da tre turni con Lopez: non era mai successo nella storia del Cagliari in Serie A. Avanti col fiatone. Tra i soliti rimpianti ed errori veniali. Non proprio lo scenario ideale per ricostruire il progetto messo su in estate e fallito il giorno dell'esonero. Anche perché le dirette concorrenti scalpitano. Il successo del Crotone sulla Fiorentina spariglia le carte, si rilancia persino la Spal battendo il Genoa. E i rossoblù si ritrovano sistematicamente con l'acqua alla gola: la sfida domenica in casa col Verona diventa di nuovo essenziale ed esasperante.

OCCASIONE PERSA - Il Cagliari spreca un'occasione irripetibile. Non sfrutta il momento di confusione del Torino (persino il pareggio sarebbe costato la panchina a Mihajlovic) e nemmeno l'evolversi del match, proprio quello che avevano pensato, sperato e studiato il tecnico uruguaiano e il suo staff alla vigilia. Bravo a contenere l'arrembaggio dei granata (costretti a tirare da venticinque metri) e spietato al primo vero contropiede. Poi il calo, il solito calo, che ha rianimato un Toro moribondo ed evidenziato le proprie lacune. E le disattenzioni difensive fanno il paio con le amnesie in attacco.

MALEDETTE RIPARTENZE - Lo stesso Lopez a fine gara, con quel filo di voce rauca che gli era rimasta, lo ha tenuto a precisare: in Serie A non si possono sbagliare tutte queste ripartenze. Già aveva fatto rumore il contropiede divorato da Sau col Benevento, a Torino il Cagliari ne ha sprecati altri quattro, soprattutto con Farias. E i rossoblù (oggi più che mai) non possono fare a meno della ripartenza perfetta, che non è quella individuale ma manovrata. Quella che ha portato al gol, in tre tocchi Barella tanto per intendersi. Valorizzata dalla rapidità e precisione dell'esecuzione del giovane centrocampista sardo che non si è fatto sorprendere dalla traiettoria del pallone servito da Farias, ha allungato il passo e ritrovato immediatamente la coordinazione e l'angolino imprendibile per Sirigu.

IL CAMBIO DI BARELLA - Secondo gol stagionale per Barella, che oltre a essere un catturapalloni, in questo momento è anche l'unico rossoblù a poter dare un cambio di marcia e la giocata che spiazza l'avversario. Anche quando non è sul pezzo al cento per cento, come l'altro ieri. E la sua sostituzione al 69' ha tolto imprevedibilità alla squadra proprio nel momento in cui bisognava alzare il baricentro e trovare ogni tipo di soluzione per pareggiare la partita.

IL CASO JOAO PEDRO - Soluzione che - evidentemente - non può garantire oggi Joao Pedro, trequartista in cerca d'autore nell'assetto ridisegnato da Lopez per sfruttare al meglio le caratteristiche della rosa e forse l'unico sacrificato, proprio lui. Mezzala repressa, come il primo (e controverso) anno in rossoblù. Il nodo è tattico, ma non solo. Dopo Ferrara, il brasiliano ha inconsciamente allentato la presa e non riesce più a liberarsi dalla pressione. Vorrebbe spaccare il mondo, ma il mondo sembra essergli crollato addosso. Non riesce più a innescare le punte, anche in copertura non ha lo stesso impatto di inizio stagione. E sia la sua qualità che il suo furore servono come il pane.

ROMAGNA IN FIORE - Al contrario, il giovane Romagna cresce di gara in gara dimostrando di avere carattere, oltre alla tecnica. A Torino ha giocato la quinta partita consecutiva da titolare. Lui e Barella sono oggi i veri trascinatori. Così giovani, già fondamentali. Da soli, però, non bastano per vincere le partite e conquistare la salvezza. Soprattutto i più rappresentativi e i più anziani devono prendersi le proprie responsabilità, già domenica contro il Verona.

Fabiano Gaggini
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