Il volto provato, il tono deciso, le parole pesate ed eloquenti. Massimo Rastelli, nel dopo gara di Cagliari-Genoa 2-3 non accampa scuse: "Dopo una serie di risultati negativi, è giusto che la società faccia le sue valutazioni".

Stop. Che la sua panchina sia a rischio si respira nell'aria umida della Sardegna Arena fin dal triplice fischio di una partita senza garra e senza storia.

L'OMBRA DI IACHINI - Ieri, nella sede di via Mameli, il board societario (il presidente Tommaso Giulini, il dg Mario Passetti e il direttore sportivo Giovanni Rossi) era riunito fino a tarda sera.

L'avvicendamento in panchina sembra inevitabile.

Dagli uffici del Cagliari filtrano contatti con i possibili sostituti: sarebbe in preallarme già da domenica scorsa Beppe Iachini, ex di Udinese e Palermo.

Davide Ballardini avrebbe invece risposto no alla proposta del club, per via del contenzioso con la precedente proprietà.

DELUSIONE - Tutto il resto è la cronaca scontata di un pomeriggio tra i peggiori dei due anni e mezzo di Rastelli a Cagliari: "Anche perché in passato, dopo una serie negativa, la squadra aveva sempre offerto una reazione", argomenta.

"Abbiamo subito gol alla loro prima ripartenza, nella ripresa c'è stata una risposta, ma non è stata sufficiente. Il Genoa ci ha messo sotto: è pacifico che abbia meritato i tre punti".

Rispetto ad altre occasioni, la conferenza dell'allenatore rossoblù è insipida, senza pathos: "Sono io l'unico responsabile delle scelte tecniche", spiega Rastelli, riferendosi soprattutto all'esordio a dir poco sotto tono di Gregory Van der Wiel, tema che aleggerà per gran parte del dopo gara.

Alla domanda se avesse già parlato con Giulini, risponde in modo emblematico: "Di solito aspettiamo qualche ora prima di sentirci, al termine delle partite mi riunisco con i miei collaboratori", riferisce. "Di sicuro incontrerò il presidente all'inizio della settimana. Ma è giusto che, nonostante i rapporti siano esemplari, il club prenda le decisioni più appropriate. In questi casi bisogna capire che cosa non va, entrando nel merito di tutti gli aspetti, da quello tecnico-tattico a quello mentale".

CONSAPEVOLEZZA - Non solo: "Col presidente e col ds si era deciso un percorso da seguire. Tuttavia, per uscire dalle situazioni delicate conosco solo un metodo: il lavoro".

Soddisfatto della rosa su cui ha potuto contare finora?

"Non sono argomenti di cui mi pare appropriato parlare ora, in questa sede. In ogni caso non è il ritiro la medicina giusta, in questo momento dobbiamo ritrovare la serenità".

DALL'OLANDA - L'olandese Van der Wiel, sempre lui, schierato in campo dal primo minuto, è l'argomento che qualcuno tira in ballo per metterlo in difficoltà. Prestazione non in linea con le attese del campione presentato ai tifosi dopo l'acquisto: "L'avevo visto bene in settimana, per me era pronto e l'ho fatto giocare. Poi, sul campo, non è andata come prevedevo e speravo".

In un match che, ammantato di significati forse più importanti di quel che effettivamente racchiudeva, potrebbe essere stato l'ultimo sulla panchina del Cagliari.

CONTESTATO - Fischi all'inizio, quando lo speaker ha pronunciato il suo nome all'Arena. E alla fine, col risultato ormai definitivo: dopo una promozione in Serie A e una salvezza nella massima serie a 47 punti, forse la contestazione è eccessiva. Ma è anche un segno inequivocabile che il rapporto con la piazza non è più quello degli esordi.

Lorenzo Piras

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