È soprattutto una questione di gambe, fiato, ritmo, ma anche di testa, carattere, personalità. E inevitabilmente tecnica, perché un giocatore si pesa nelle difficoltà e più di uno, contro Sassuolo e Chievo, non si è rivelato all'altezza.

Cagliari troppo brutto per essere vero negli ultimi 180 minuti se paragonato a quello che ha tenuto testa per un tempo alla Juventus, spaventato il Milan a San Siro, battuto il Crotone in casa e umiliato la Spal in trasferta.

Dalle stelle alle stalle in quattro giorni, da capogiro.

La tempistica del turnover è la causa scatenante, non l'unico problema, però. Intanto, è già emergenza, soprattutto in difesa e in attacco. E all'orizzonte c'è il Napoli, l'avversario peggiore possibile in questo momento, figurarsi al San Paolo.

FATAL SASSUOLO - Il rimpianto è logorante, anche perché difficilmente, in futuro, i rossoblù avranno un'altra doppia occasione come quella persa tra mercoledì e domenica.

Fatali le scelte contro il Sassuolo, la sconfitta col Chievo è stata quasi una conseguenza, sia dal punto di vista fisico sia mentale.

A conti fatti, Rastelli avrebbe dovuto cambiare già contro i neroverdi di Bucchi, far rifiatare chi (Padoin su tutti) aveva chiuso col fiatone la gara di Ferrara. Ma anche quei giocatori reduci da lunghi stop per infortuni (Ceppitelli soprattutto, Capuano, Ionita) o da stagioni in naftalina (Pavoletti, Cigarini).

Il tecnico rossoblù ha, invece, preferito non mollare la presa, puntare sulla continuità piuttosto che dosare le energie (sostituendo solo Sau con Farias) e il boomerang è stato autodistruttivo.

EFFETTI COLLATERALI - Perché col Sassuolo il Cagliari non ha perso solo la partita, ma anche pedine chiave, i presupposti del riscatto, l'adrenalina, l'entusiasmo e l'autostima accumulata nelle prime quattro giornate.

Ceppitelli e Pavoletti si sono addirittura infortunati, tutti gli altri sono arrivati stremati all'appuntamento col Chievo.

E in un contesto così instabile e confuso, anche chi è subentrato (e in teoria, avrebbe dovuto dare più freschezza e coraggio) ha faticato e arrancato sino a naufragare insieme al resto della squadra.

Le parate di Cragno, il solito lavoro sfiancante di Sau, l'orgoglio di Ionita e la scarica di adrenalina di Cossu nel finale l'altro ieri, sono le uniche note liete di una cinquegiorni devastante che, oltre ad aver stravolto gli scenari in classifica e minato la serenità del gruppo, ha scoperchiato la pentola in ogni reparto.

ATTACCO SPUNTATO - Dall'attacco è arrivato sinora solo un gol, quello di Sau contro il Crotone.

Pavoletti è prezioso ma non segna, Giannetti lotta ma non tira in porta, Farias è più ispirato ma fa sempre cilecca. Decisive quindi le due reti del trequartista, Joao Pedro.

Non a caso, quando si è spento il brasiliano, sono rimasti tutti al buio.

IL NODO REGISTA - Il centrocampo è senza dubbio il reparto che più si è rafforzato rispetto allo scorso anno.

Ionita, Cigarini e Barella si completano ma non possono reggere il ritmo di un intero campionato.

E nel momento del bisogno, le alternative non hanno garantito lo stesso equilibrio. L'incognita soprattutto in regia, la fonte del gioco.

Magari in una situazione meno snervante (Birsa l'altro ieri non gli ha lasciato nemmeno il tempo di respirare) e più energica (anche lui era spremuto) Barella può rigiocare al centro davanti alla difesa, ma resta una mezzala, una straordinaria mezzala fondamentale per il Cagliari in quel ruolo.

L'EMERGENZA DIFESA - Il capitolo difensivo è il più delicato in questo momento.

Ancora out Ceppitelli, squalificato Pisacane, in evidente difficoltà Andreolli che al San Paolo, tra l'altro, dovrà guidare il giovane Romagna.

Scenario inquietante, proprio contro il Napoli poi. Ma il Cagliari, il vero Cagliari, ha la pelle dura e una sua identità e lo ha già dimostrato non troppo tempo fa.

Fabiano Gaggini

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