Fabio Aru, quinto al Criterium del Delfinato: bentornato!

"Grazie. Sono il primo a essere contento. Dopo un periodo così difficile - e non smetto di dirlo perché dall'esterno forse non si è percepito quanto - poter provare queste sensazioni, arrivare a 5 secondi dal podio in una corsa di livello simile al Tour con atleti di primo piano, mi ha dato una tranquillità diversa. Per questo sono salito subito al Sestriere per continuare a prepararmi per il campionato Italiano e il Tour".

Chi l'ha sostenuta in questo periodo così delicato?

"La mia famiglia, gli amici che ho sempre sentito per telefono. La mia ragazza Valentina che vive con me sa quello che ho passato. E poi il mio gruppo: Cristian, il massaggiatore, Matteo, l'addetto stampa, Paolo Tiralongo. E la squadra che mi ha lasciato lavorare tranquillo. Vinokourov e Martinelli hanno pensato prima al mio recupero che alle gare, per far sì che tornassi con una buona base. Ho lavorato sereno e li ringrazio".

Prosegue il feeling con il Sestriere...

"Certo io sono stato uno dei primi a venire in questa località che si sta rivelando molto adatta a prepararsi. Adesso qui c'è anche la Sky".

Ma non aveva in programma la Route du Sud?

"Sì, considerati i tre mesi di assenza dalle corse. Ma dopo aver visto le buone sensazioni dei Delfinato, e aver aspettato per capire come stavo in salita, abbiamo deciso che era inutile mettere altri giorni di gara ravvicinati, preferendo proseguire la preparazione. D'altronde in Francia sono arrivato già con una buona condizione".

Al primo attacco in salita cosa ha provato?

"Intanto venivo da giorni di sensazioni buone, comprese quelle nella cronometro. Era il giorno cruciale, ho iniziato la salita, ho visto i wattaggi che stavamo producendo e ho sorriso perché vedevo che stavo pedalando bene. Il primo scatto mi ha fatto capire che c'ero, quando poi ho staccato Bardet ho capito che qualcosa stava finalmente girando come doveva. In allenamento hai delle sensazioni, ma la gara è diversa. Peccato non essere riuscito a finalizzare con una vittoria, ma i segnali, anche in salita, sono incoraggianti".

Nel 2016 aveva vinto una tappa...

"Ma sono nettamente più soddisfatto quest'anno. L'anno scorso la vittoria era stata l'unico momento buono, quest'anno otto tappe di momenti buoni, sensazioni ottime, non mi sono risparmiato, sempre con i più forti. Sono più tranquillo è un'altra cosa quest'anno".

Cosa ha imparato dalla "cotta" sullo Joux Plane al Tour 2016?

"Una lezione non solo per me, ma anche per la squadra: occorre saper gestire bene le situazioni e magari accontentarsi. Attaccare va bene ma ci sono momenti e momenti: certe volte devi restare sulle ruote. Eravamo un po' troppo galvanizzati: così si rischia di sprecare troppe energie e avere una giornataccia come quella".

Col senno di poi, quel sesto posto non era così male...

"Non l'avrei buttato via, ma aver fatto il Tour mi ha dato un'esperienza molto forte. Vedere la corsa, correre nelle prime posizioni: è questo il grande passo in avanti che ho fatto".

Al rientro ha voluto testarsi con i più forti. Perché?

"Il Delfinato è un passaggio importante. Credo che io e Chaves fossimo gli unici a rientrare dopo tanti mesi in una gara così importante".

Cosa prova quando vincono i suoi compagni?

"In questo sport ci sono tanti atleti che si dimenticano di elogiare i compagni o riconoscere la superiorità di un avversario. Non voglio far parte di questo genere di atleti: quando c'è da togliersi il cappello e fare i complimenti non mi tiro indietro perché fa piacere anche a me: è il mio carattere".

Si aspetta di vedere Nibali al Tour?

"Dopo il giro così dispendioso, non penso. Se non al Tour lo vedrò in un'altra gara. Ce ne saranno già tanti da vedere".

Chi ha visto meglio al Delfinato?

"Ho visto Richie Porte molto in forma, gli altri eravamo sullo stesso piano. Ma da qui al Tour ci sono ancora due settimane. Anche quest'anno sarà duro, con tanti corridori che si sono allenati bene. L'ultima tappa del Delfinato dimostra come ci possano essere anche sempre imboscate e dovremmo essere concentrati".

È in scadenza di contratto. Novità?

"Ci sono molti team che sono interessati a me, Alberto (il procuratore Ziliani, ndr ) sta parlando con tante squadre, Astana compresa. C'è solo da valutare i vari progetti e le offerte. Io vivo con serenità, perché il mio valore l'ho dimostrato, soprattutto nei momenti difficili, e tutti lo conoscono. È un periodo molto importante della trattativa ma lascio fare a lui".

Al Tour con quali ambizioni?

"La mia filosofia non cambia, punto ad arrivare più in alto che si può. Certe volte il massimo è un sesto posto, ma lavoro per crescere, cerco di non adagiarmi mai. Arrivo da un anno e mezzo difficile, ma il Delfinato testimonia come ci si possa rialzare nei momenti negativi".

Si è rivisto il casco con i Quattro Mori, intanto...

"Sì, è bellissimo e si vede bene anche dall'elicottero. Mi piace essere portabandiera della mia terra e significa molto continuare a indossarlo. E poi il cavaliere dei 4 mori non può non avere un casco così".

Certo, non sarebbe male abbinare qualcosa di tricolore...

"Ho provato martedì scorso il percorso di Ivrea con Martinelli e Tiralongo. La salita la credevo più facile. Vado con tranquillità, per fare una buona gara. Il campionato nazionale ha sempre avuto un valore particolare, sono stato secondo da under 23. Vado senza stress ma ci tengo".

Carlo Alberto Melis

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