Mai così forte, mai così preciso, mai così goleador. Marco Borriello supera se stesso e dopo i due gol contro il Genoa segna il miglior rendimento della carriera. Un centro ogni 145 minuti giocati in campionato, la media più alta dal 2002 ad oggi, da quando ha iniziato a giocare in serie A.

Supera il rendimento della stagione 2009/10, con il rossonero del Milan, 14 gol in 2209 minuti, uno ogni 157, 12 in più tra un gol e l’altro rispetto alla stagione in corso. Meglio anche del 2012/13 quando con la maglia del Genoa siglò 19 reti in 2.912 minuti, uno ogni 153, otto in più tra un gol e l’altro della stagione in corso.

La lezione di Borriello è esemplare. Non chiedetegli di sposare una maglia, lasciatelo segnare. Vive in funzione del gol. Li fa per lui, perché gode a farli e finché sarà a Cagliari farà anche la felicità dei tifosi. Forse capire anche i suoi cambi di luna in Sardegna non è difficile.

Borriello come Riva, taciturno, riservato, malinconico, bomber dall’infanzia difficile che nel pallone e nel gol hanno trovato l’emozione più forte, che non tradisce, che nessuno ti può portare via. Nella gara contro il Genoa ha ancora una volta mostrato di avere le idee chiare. Sa di non poter più correre quanto i ragazzini.

Punta a sbagliare sempre meno sfruttando l’esperienza e una preparazione atletica specifica che lo porta spesso a uscire dal gruppo, cominciamo a capire, solo per rispettare la sua tabella, per poter godere più spesso per la rete che si scuote. Ieri pomeriggio meno di una decina di palloni giocabili ma tutti potevano diventare gol.

Due li ha realizzati, ma poi anche un palo per far segnare Joao Pedro, un tiro non trattenuto da Lamanna che ha provocato il rigore su Murru, altre due parate dell’estremo difensore dei grifoni. Attaccante di razza, il suo unico mestiere.

Non calciatore ma bomber.
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