Acquistata a 3 euro, iscritta in serie D grazie soprattutto al ricavo della cessione del bomber Musto al Bologna, la Torres nel giro di 75 giorni ha acquistato un valore di 450 mila euro. Nonostante sia gravata da un debito di almeno 600 mila euro lasciato dalla precedente gestione di Domenico Capitani.

E' questa la cifra chiesta ieri notte da Daniele Piraino, maggiore azionista, a Umberto Graziano, rappresentante del Project Torres che mette insieme diversi imprenditori sassaresi. “Non un euro di meno. Con 100 mila euro vendo invece l'8% delle quote” avrebbe dichiarato Piraino che ha avuto modo pure di parlare col sindaco Nicola Sanna. Il valore sarebbe rappresentato dal titolo sportivo e dai giocatori fatti arrivare a Sassari che a fine anno verranno ceduti con la rivalutazione data dall'avere indossato la maglia rossoblù.

Della storia del club calcistico più antico dell'isola e della protesta dei tifosi che non entrano allo stadio, importa poco o nulla all'attuale presidente. Umberto Graziano ha detto no grazie, ma precisa che non è una chiusura definitiva: “Ci auguriamo un ripensamento sulla cifra e rimaniamo a disposizione per un soluzione che ponga fine a questa inutile battaglia che fa solo del male allo sport”. Intanto anche il team manager Massimo Deriu ha lasciato la Torres “Con dispiacere perché amo questa società, ma non era possibile andare avanti”. Prima di lui sono andati via il preparatore fisico Masotti e il ds Tossi. Altri sardi di una Torres costruita attingendo fuori dall'isola.
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