Il popolo bianconero ha un sogno: che Carlitos Tevez ricalchi il passo trionfale di Pippo Inzaghi e Diego Milito, protagonisti con una doppietta degli ultimi successi italiani nella Champions, ad Atene col Milan nel 2007 e a Madrid con l'Inter nel 2010.

Perchè l'alloro italiano nella maggiore competizione europea è stato quasi sempre frutto della plurimarcatura di un goleador. L'elenco è lungo e prestigioso: doppietta di Altafini a Wembley 1963, di Mazzola a Vienna 1964, tripletta di Prati a Madrid 1969, poi ancora doppiette di Gullit e Van Basten a Barcellona 1989 e di Massaro ad Atene 1994.

Come una volta al Totocalcio, il calcio italiano punta al 13 il 6 giugno a Berlino in una Coppa alzata sette volte dal Milan, tre dall'Inter e due dalla juve, la triade che ha fatto la storia del pallone.

Un happening antico quello dell'Italia con l'epilogo della Coppa dei Campioni, poi Champions League: 26 finali in 60 edizioni sono un bottino da calcio d'elite, che parte male nel biennio 1957-58 con la Fiorentina di Bernardini e il Milan di Liedholm che inciampano nel grande Real di Di Stefano.

Ma la vendetta viene confezionata con un tris micidiale dal '63 con successo a Wembley del Milan sul Benfica di Eusebio e doppietta dell'Inter di Herrera, Suarez e Mazzola su Real e Benfica, le due big dell'epoca.

I mitici anni '60 assistono al crepuscolo della Grande Inter nel 1967 col Celtic ma hanno ancora un sussulto due anni dopo: il celebrato 4-1 del Milan di Rocco e Rivera sull'astro nascente Cruyff e il calcio totale dell'Ajax.

Per 20 anni l'Italia incassa delusioni e amarezze e l'unico successo è pagato a caro prezzo, l'Heysel giusto 30 anni fa. Il purgatorio del calcio italiano parte con le mortificazioni di Inter e Juve nel 1972-73 con l'Ajax.

Dieci anni di stop e poi la Juve del Trap conosce la beffa di Magath con l'Amburgo e la Roma il suicidio dei rigori all'Olimpico col Liverpool, che perde l'anno dopo a Bruxelles in un'atmosfera surreale dopo la morte di 39 tifosi juventini schiacciati dalla carica degli hooligans nell'inerzia ottusa della polizia belga.

Le ambizioni italiane traggono linfa dalla leggenda del Milan di Sacchi che dà lezioni allo Steaua nell'89 e poi regola ancora il Benfica di Eriksson con Rijkaard.

Capello eredita la panchina e sono tre finali di fila: tra le sconfitte di misura con Marsiglia e Ajax c'è il trionfo per 4-0 sul Barcellona di Cruyff nell'anno magico delle tre finali europee vinte e della finale mondiale persa ai rigori col Brasile dall'Italia di Sacchi.

In mezzo c'è il ko ai supplementari col Barca della Samp di Boskov, Mancini e Vialli. La palla passa alla Juventus di Lippi che non raccoglie quanto semina nelle tre finali consecutive dal 1996: vince ai rigori con l'Ajax all'Olimpico, poi il flop con Zidane in campo col Borussia Dortmund (doppietta Riedle) e il Real (decide Mijatovic).

Ma è comunque l'età dell'oro con nove finali in dieci anni (manca solo il 1991) di cui sette consecutive. Gli ultimi 15 anni sono molto più avari di soddisfazioni, che comunque ci sono: nel 2003 la prima e unica finale tutta italiana col Milan di Ancelotti che si impone ai rigori sulla Juve ancora di Lippi. Pagano dazio poi i rossoneri a Istanbul 2005: la grande illusione del 3-0 al 45' viene cancellata dal recupero del Liverpool di Benitez che vince ai rigori.

La rivincita di Ancelotti (che poi triplicherà con la decima del Real) è ad Atene 2007 con la doppietta del grimaldello Inzaghi.

Lultimo trionfo è targato Mourinho: l'Inter argentina del triplete 2010 prima fa fuori il Barcellona di Messi poi nella finale di Madrid schiaccia il Bayern con doppietta di Milito. Massimo Moratti riesce nell'impresa del padre, ma la notte della festa Mou è già in fuga.

Dopo un quinquennio di delusioni la Juve di Allegri, Tevez e Buffon ha una missione che sembra impossibile col Barca dei tre tenori.

Ma non è detto: la maledizione di Trapattoni e Lippi (due finali vinte su sei) è alle spalle e il calcio italiano ha fiducia di incassare il tredici. (ANSA). SVA
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