Un nutrito applauso, senza alcun fischio, ha concluso il discorso di Joseph Blatter al Congresso della Fifa, oggi a Zurigo. In un quarto d'ora di intervento, il presidente della Fifa ha ripetuto che non poteva controllare tutto, ha lanciato un appello all'unità, ha ricordato il grande successo economico del calcio "La Fifa non è più un club, è una ditta. Voi, le federazioni nazionali, siete gli azionari ed i proprietari di questa ditta. Aggiustiamo i danni insieme e cominciamo subito", ha detto Blatter prima degli scroscianti applausi.

Soltanto un colpo di scena epocale potrebbe impedire a Joseph Blatter di essere eletto stasera alla presidenza della Fifa, per la quinta volta, 17 anni dopo la prima vittoria a Parigi (8 giugno 1998). Fra arresti e scandali non più arginabili, il trono vacilla, ma, nonostante tutto e tutti, il monarca del pallone resta in vantaggio sullo sfidante, il principe giordano Alì Bin Hussein, che aveva presentato la sua candidatura il 6 gennaio, che ha lavorato molto per consolidare il proprio programma, ma che rimane lontano dal rivale.

L’unico continente che ha scelto di stare in maniera quasi compatta con Alì è l’Europa (46 voti su un totale di 53), così come l’Africa (54) è tutta con Blatter, che avrà anche i voti della maggioranza dei Paesi dell’Asia (46 voti). La Concacaf (Nord e Centroamerica, 35 voti) è divisa, con gli Stati Uniti a guidare la rivolta anti-Blatter, così come sta all’opposizione l’Oceania (Australia in testa, 11 voti), ma non il Sudamerica (10), dopoché il presidente ha fatto di tutto per portare il Mondiale in Brasile.

Dal secondo scrutinio basta la maggioranza più uno (105 voti) per vincere.

Il premier britannico David Cameron ha chiesto le dimissioni di Blatter.

I media britannici insistono sull'eventualità che qualche federazione europea possa boicottare la Fifa in caso di vittoria di Blatter. Platini ha preferito guardare in faccia il suo nemico: ha infatti svelato di aver incontrato a fine mattinata Blatter per chiedergli di non ripresentarsi.

"E' troppo tardi", la risposta dello svizzero. "Sono disgustato, adesso basta. Non è facile dire ad un amico che deve partire ma solo un cambiamento di presidente può garantire l'avvenire della Fifa", ha aggiunto Platini. Il quale pensa che "Ali bin al-Hussein possa battere Blatter, alla luce di ciò che è successo negli utimi giorni."

Si sa però che, molto spesso, la maggioranza è silenziosa. E questa sembra essere chiaramente dalla parte di Blatter : la confederazione asiatica (salvo l'Australia), l'Africa certamente unita, buona parte di Concacaf e Conmebol. Secondo alcuni osservatori ben informati, sarebbe già un successo se il principe Ali riuscisse a spingere Blatter al secondo turno di votazione, ossia a raccogliere 70 voti su 209 (al primo turno, c'è bisogno dei due terzi dei voti espressi per essere eletti, al secondo basta la maggioranza).

Proprio per questo, sicuro della sua forza, Blatter non ha risposto frontalmente agli attacchi. Apparso alquanto provato, il presidente della Fifa, che si è espresso durante la serata di gala che precede il congresso a Zurigo, ha anzi riconosciuto che "molte persone mi ritengono responsabile di ciò che sta accadendo".
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