È un giorno storico per lo sport sardo, su questo non ci sono dubbi. Fabio Aru ha abbattuto un altro muro, nella sua corsa verso la sua futura e auspicabile ascesa al trono di più grande atleta isolano di sempre. Ma non si dica che la maglia rosa che indossa gli è stata regalata dalla Dea Bendata. Non sarebbe giusto.

Vero è che a farlo avanzare di un posto in classifica è stato lo scivolone che ha frenato Alberto Contador e vero è anche che se fosse accaduto un paio di centinaia di metri più avanti il cronometro sarebbe stato azzerato per tutti, ma la rincorsa di Aru a quel podio rosa è partita ben più lontano. Anni fa.

Soltanto il ragazzo di Villacidro conosce i sacrifici fatti per arrivare a essere ciò che è, uno dei (due) più forti corridori italiani per le corse a tappe, uno dei migliori scalatori. Non si arriva a sfidare un monumento del ciclismo come Contador in uno scontro frontale se non si è già degni della maglia rosa.

Onore al valore e all’umiltà di Aru, qualunque cosa succeda oggi nella cronometro che non gli è amica. Ma la corre in rosa e chissà che la magia che quella maglia regala non nasconda una sorpresa.
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