Un futuro che non deve passare per il mattone e per il consumo della terra. Non solo perché, come ha sottolineato il presidente del Fai Andrea Carandini, la cementificazione non ha prodotto vero sviluppo. Ma anche perché la manomissione del territorio, vedi l'ultima alluvione, è pericoloso: in Sardegna i disastri ormai bussano sistematicamente ogni quattro cinque anni.

"Leggendo i giornali - racconta Giulia Maria Mozzoni Crespi, presidente onorario del Fondo ambientale italiano - mi è venuto un tuffo al cuore e mi sono chiesta: quanta responsabilità in questa tragedia hanno avuto la speculazione, l'incuria per il paesaggio, l'indifferenza verso la tutela delle acque e tutte le costruzioni abusive fiorite in posti sbagliati?".

Il convegno nazionale del Fai, al Teatro Massimo di Cagliari, programmato prima del disastro, ha dovuto per forza di cosa fare i conti con alluvione, morti e sfollati. Un dramma che è diventato quasi un punto di partenza per capire quali errori non commettere più nel futuro.

In questi giorni - il 30 scadono i termini per la presentazione delle osservazioni - c'è in ballo il Piano paesaggistico della Sardegna (Pps), l'adeguamento di quello precedente, il Piano paesaggistico regionale (Ppr) dell'ex governatore Renato Soru.

E il Fai è andato subito all'attacco. "Si infrangono o si allentano le regole poste dalla legge Salvacoste nel 2004 e dal Ppr del 2006 - ha detto Carandini - Il nuovo Piano permette di resuscitare tutte le lottizzazioni precedenti il 2004. Si tratta di progetti edilizi vecchi di anni, figli di una mentalità speculativa che la coscienza dei sardi più sensibili ormai rifiuta perché inutili allo sviluppo generale della regione".

E sul Pps sarà battaglia dura dal momento che il Piano - lo ha confermato il direttore regionale del Mibac, Maria Assunta Lorrai - sarà molto probabilmente impugnato dal Ministero. La Regione non ci sta a finire sulla graticola: difende a spada tratta la revisione del Piano, ribadisce che non ci sarà nessuna colata di cemento e che le modifiche sono necessarie per abolire le storture del vecchio Ppr, rilanciando così lo sviluppo, e critica il Mibac per la sua "inerzia" e "indebita ingerenza politica".

Ma allora che fine farà l'edilizia, volano della ripresa? Non deve andare in pensione, chiariscono i promotori del convegno, ma può essere importante per la riqualificazione dello storico, per la messa in sicurezza delle scuole e degli altri edifici pubblici.

Nei 377 comuni dell'isola si registrano 802.149 case, di cui il 57,31 per cento nei centri costieri. E proprio nei litorali insiste il 73,43 per cento delle case vuote oppure occupate per qualche settimana. "Bisogna arginare - ha spiegato Carandini - l'occupazione di suolo agricolo tutelando le coste e anche i paesi, i cui centri 'matricè identificati dalla Regione sono in gran parte di straordinaria profondità storica".

Un convegno caratterizzato anche dalle assenze: Crespi ha fatto notare quella del governatore Ugo Cappellacci, impegnato a Nuoro per l'emergenza alluvione: "Andare sui luoghi feriti dall'alluvione - ha replicato in serata - è sicuramente molto più importante di un ambientalismo praticato dai salotti o dalle terrazze di qualche villa prestigiosa ubicata nei pressi delle spiagge della nostra isola".

Ma si sono registrati i forfait anche dei ministri dell'Ambiente e delle Politiche agricole, Andrea Orlando e Nunzia De Girolamo. In compenso non sono mancati dibattiti, mostre, poesia e musica. In platea anche Marta Marzotto, sarda d'adozione e habituee della Costa Smeralda: "Giù le mani dalla mia Sardegna - ha detto - giusto che arrivino le barche, ma per favore niente mausolei e occhio ai russi, stanno massacrando la costa".
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