Dopo 23 anni torna a fare discutere il caso della Madonna di Civitavecchia. Ora il riferimento è alla serie tv "Il miracolo" firmata dalla regia di Niccolò Ammaniti e recentemente conclusasi su Sky.

Ammaniti, durante un'intervista, ha in particolare affermato che la Madonna di Civitavecchia lacrimò "sangue di pollo" e che tutto "era un falso".

Una dichiarazione che non è piaciuta alla famiglia Gregori, proprietaria della statua al tempo degli eventi, che ha deciso di querelare il regista.

L'articolo del codice penale indicato nella querela è il 595, quello sulla "diffamazione". Un membro della famiglia, Fabio Gregori, si riserva anche di costituirsi parte civile "istaurando procedimento penale".

Sei le pagine di denuncia, in cui si ripercorre tutta la vicenda che ebbe risvolti anche giudiziari. Era il 2 febbraio 1995 e Fabio Gregori stava uscendo per recarsi a messa quando la figlia Jessica, che all’epoca aveva 5 anni, lo richiamò urlando: "La Madonnina piange tutto sangue". L'oggetto di attenzione era una piccola statua che era stata portata alla famiglia dal loro parroco dopo un pellegrinaggio a Medjugorje. All'annuncio seguì una ressa di fedeli, curiosi e giornalisti, attorno a quella casa alla periferia della cittadina del litorale laziale. E poi le inchieste giudiziarie e le indagini della Chiesa.

"Quanto affermato dall'Ammaniti, forse cercando di riaccendere i riflettori su una vicenda che ebbe un fortissimo eco mediatico e dunque sperando di poter fare più pubblicità alla sua serie tv, ha riaperto una ferita che io e la mia famiglia credevamo chiusa. Ciò sta provocando in me un fortissimo senso di malessere, sto rivivendo l'orrenda sensazione di sentirmi accusato di qualcosa ben sapendo di essere innocente", si legge nell'atto depositato alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Civitavecchia.

Gregori ricostruisce la vicenda personale, in cui fu coinvolto anche in un procedimento penale ("che il Gip archiviò", ricorda Gregori) presso il Tribunale di Civitavecchia. L'accusa era quella di reato di truffa e abuso della credulità popolare.

Le vicende, accompagnate da richieste di prelievo del sangue, perquisizioni della casa, costrinsero la famiglia "ad un lungo calvario, nonché spesso ad essere sottoposti alla gogna mediatica".

Le indagini svolte all'epoca dei fatti accertarono poi che il sangue ritrovato sulla piccola statua era "umano".

(Unioneonline/v.l.)
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