"Non lavorerò più con Woody Allen": Colin Firth non usa mezze parole, in un'intervista rilasciata alla testata britannica The Guardian, per denunciare l'interruzione di qualsiasi tipo di contatto professionale con il celebre regista.

Firth, che nel 2014 è stato diretto da Allen in "Magic In The Moonlight", è tuttavia solo l'ultimo di una serie di attori e attrici che pubblicamente si schierano contro il regista e a seguito delle accuse di molestie da lui ricevute da parte della figlia adottiva Dylan Farrow. Prima di Firth, infatti, Mira Sorvino, Greta Gerwig, Ellen Page e Rebecca Hall hanno preso le distanze, mentre i giovani interpreti del suo nuovo film, "A rainy day in New York", Selena Gomez e Timothée Chalamet, hanno fatto delle consistenti donazioni ad associazioni ed enti benefici contro le molestie.

"Non ho mai molestato mia figlia", ha ribadito l’82enne appena mercoledì, replicando alle accuse rilanciate dalla figlia adottiva. "Accuse ciniche, false e vergognose, che non sono oggi più vere che in passato".

Il mondo di Hollywood, duramente provato dallo scandalo Weinstein, non sembra tuttavia più disposto a credere ad Allen, e c'è addirittura chi inizia a considerare un pericolo per la carriera passare ai suoi provini: "Perché qualcuno dovrebbe mettere a repentaglio il proprio nome e la propria carriera con conseguenze potenzialmente dannose? - ha dichiarato al Guardian l'agente Danny Deraney -. La tua performance d'attore non verrebbe neppure presa sul serio. Tutti si chiederebbero, perché hai lavorato con lui?".

Ora c'è perfino chi dubita che il uovo film di Allen possa mai uscire nelle sale.

(Unioneonline/v.l.)

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