Ogni anno è sempre la stessa storia, e ci si avvicina agli ascolti in anteprima dei brani di Sanremo con la stessa cauta curiosità con cui – da bimbi – iniziavamo a scartare, sotto l'albero di Natale, un regalo dalle forme ingombranti e stravaganti, timorosi di ciò che potesse contenere. Natale, però, è ormai alle spalle e pure bambini non lo siamo più (e da un bel po'), ma a rimanere uguale a se stesso è quel misto di euforia e delusione che Sanremo spinge sempre a provare quando finalmente si tende l'orecchio ai pezzi in gara. Sentimenti che proviamo a mettere in ordine in questa speciale e personalissima classifica delle canzoni più belle e di quelle meno belle, comunque protagoniste del Festival targato Claudio Baglioni.

LE 3 PIÙ BELLE

Enzo Avitabile e Peppe Servillo – “Il coraggio di ogni giorno”

La coppia si presenta al Festival prendendo l'occasione molto seriamente, puntando su un brano compiuto, capace di riconoscere la strada che ha deciso di intraprendere già dai primi accordi di chitarra. Un dna svelato che sa tutto di Avitabile, preciso nel suo elemento e nell'incedere delle percussioni da bottari, come spesso ha fatto in passato, con il pezzo che pian piano prende il largo mentre canta “Scrivo la mia vita... e ho gli stessi occhi di Scampia”.

Voto 7,5

Ron – “Almeno pensami

Una chitarra e una voce, che scalza le parole come avrebbe fatto lui, i suoi versi e la sua musica. Un omaggio di Ron che prova a “giocare facile” ma con stile, sfoderando un brano scritto dal Dalla-amico-di-sempre con il rispetto devoto che gli ha sempre portato. E alla fine riesce anche a liberare un po' di magia.

Voto 7

Nina Zilli – “Senza appartenere”

“Donna siete tutti e non l'hai capito”, canta lei e il suo canto è accalorato, sincero nella sua semplicità. Senza troppi slanci perché legata alla sua voce e al controllo che la Zilli esercita su di essa. Quindi niente voli, solo terra, ma l'idea potrebbe anche bastare per farsi ricordare come una delle migliori canzoni di questo Sanremo. Forse.

Voto 7

Nina Zilli
Nina Zilli
Nina Zilli

LE 3 PIÙ BRUTTE

Mario Biondi – “Rivederti”

Biondi in italiano cantato fa il Biondi che ti aspetti, con la voce da crooner lisciata a festa e gli archi che spalmano zucchero a iosa sulla canzone. Un motivo che sbalza in avanti grazie ai pizzichi di contrabbasso in un simil-jazz per gente di bocca buona. Potrebbe piacere ai più, specie quando si apre alla fine nell'invocazione di un volo, anche se poi a ben vedere rimane inchiodato lì dall'inizio alla fine.

Voto 4

Elio e le Storie Tese - “Arrivedorci”

Che dire? Per gli Elii a fine corsa forse era meglio finirla lì, accantonando l'idea di tornare all'Ariston dopo le ultime apparizioni da continua dimostrazione di forza, stile, perizia, inventiva. Questo brano sarebbe la perfetta sigla finale di uno show in tv, ma di quelli di bassa lega. “Siamo al tramonto, siamo giunti ai titoli di coda”, cantano. Ed è vero, in ogni senso. Un vero peccato fare tanto male a se stessi.

Voto 2

Ermal Meta e Fabrizio Moro – “Non mi avete fatto niente”

Parte il brano e nasce subito il problema. Che sta nelle parole, nell'essere così smaccatamente didascaliche e semplicistiche. Il tema è subito svelato, con un rullo di citazioni d'Egitto, delle Ramblas, le guerre inutili, le bombe, le moschee. “Non mi avete fatto niente”, dicono, perché la vita va avanti. “Tutto oltre le vostre inutili guerre”. Ok l'idea, ok la motivazione, ma il sapore è quello di un'occasione sprecata.

Voto 3

Fabrizio Moro ed Ermal Meta
Fabrizio Moro ed Ermal Meta
Fabrizio Moro ed Ermal Meta

LA FAVORITA

Ornella Vanoni con Bungaro e Pacifico – “Imparare ad amarsi”

“Ora vi faccio vedere io come si fa”, sembra dire Ornella mentre dice altro, mentre canta la sua canzone strizzando l'occhio a tutti, grazie ai suoi trucchetti armonici, prima di cedere il passo ai colleghi, quando però il più è fatto: a quel punto il brano ormai è sul suo binario e da lì sai che non potrà mai deragliare. Vincerà? Forse sì, forse no.

Voto 7

Ornella Vanoni
Ornella Vanoni
Ornella Vanoni

LA SORPRESA

Lo Stato Sociale – “Una vita in vacanza”

Synth simpaticoni e violinetti smaliziosi fanno tanto Stato Sociale, con aperture da anni Ottanta revival spinto da far venire i brividi. Ma poi, nonostante tutto, chiudi gli occhi e pensi all'Ariston e al grande sonno provocato da molte delle altre canzoni. E allora vieni preso da un sussulto inaspettato, dovuto anche alla parolaccia ruffiana mentre cantano “Nessuno che rompe i coglioni”. Che sembra messa lì apposta, per dirti “Hey siamo indie e facciamo i monelli”. Insomma, tutto bello, tutto fico, o almeno così ci vorrebbero far credere.

Voto 5

MENZIONE SPECIALE

Red Canzian – “Ognuno ha la sua vita”

Eppure, eppure. Qui Red Canzian ci dà dentro, quasi come un rocker suonato e consumato che si guarda indietro, senza timori né rimorsi. La penna è del sardo Miki Porru, collaboratore di lunga data, che nel ritornello alza il tiro e la butta un po' in caciara, alla Killers, con cassa dritta e contro-coro che lascia un po' così. “Ne han dette di balle gli specchi, ne han visti di imbrogli i miei occhi”, canta l'ex Pooh che più Pooh non si può.

Voto 5

Red Canzian
Red Canzian
Red Canzian

Marco Castrovinci

(Unioneonline)
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