#MeToo, anche io. È un fiume in piena di dolorose e drammatiche esperienze quello che straripa sui social spinto dall'hashtag lanciato dall'attrice americana Alyssa Milano in solidarietà non solo con le colleghe coinvolte nel caso Weinstein, ma anche con tutte le altre vittime silenziose di violenze sessuali nel mondo.

Molestie spesso taciute, e accomunate dal senso di disagio, smarrimento e colpa che impedisce il più delle volte di parlare, sfogarsi e denunciare. Almeno fino ad oggi.

"Se tutte le donne molestate o aggredite sessualmente scriveranno 'me too' nei loro status - ha spiegato Alyssa Milano a Usa Today -, daremo alle persone un'idea della dimensione del problema".

La richiesta dell'attrice non è di certo rimasta inascoltata e l'hashtag è presto diventato tristemente virale: a 24 ore dal lancio della campagna, il messaggio dell'attrice ha infatti ricevuto oltre 50mila repliche e sono oltre 500mila i tweet con l'hashtag #MeToo. Otto milioni le menzioni su Facebook.

Numeri da brividi e in continuo aumento, che raccontano una realtà atroce e sconcertante, e che rappresenta la regola (o quasi) nel quotidiano di molte donne.

Numerose anche le donne italiane che hanno voluto lasciare una testimonianza: da quella spiata nei bagni a quella vittima di violenze in famiglia, da quella "se vieni a letto con me farai carriera in Università" a quella "da lunedì sarai redattrice di sport, ma prima devi passare a casa mia".

Non solo donne, tuttavia, ma anche uomini e ragazzi, un tempo bambini e con alle spalle un'infanzia violata e distrutta per sempre.

Ricordi dolorosi che rivivono sui social in una sorta di gigantesca terapia di gruppo che forse non guarirà le ferite dell'anima, ma sicuramente darà il coraggio a molti, troppi, di denunciare.

(Redazione Online/v.l.)
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