Cent'anni fa, a New York, il 26 febbraio del 1917, veniva registrato il primo disco di un genere che ha segnato la musica del Novecento. Non è la data di nascita, né significa che prima di allora non vi siano state testimonianze sulla ceralacca di musica afroamericana (i ragtime per banjo di Vess Ossman , ad esempio, o della Metropolitan Orchestra , risalgono al 1897).

Quella storica incisione, firmata nella Grande Mela dall' Original Dixieland Jass Band del cornettista Nick La Rocca , resta però la prima a essere approdata nei negozi. Da allora, molta acqua è passata sotto i ponti, i negozi di dischi sono quasi spariti, soppiantati dalle piattaforme digitali, ma il cd non è scomparso. Anzi, forse in nessun altro campo come nel jazz, si continua a sfornarne tanti.

Tra le uscite dell'ultimo periodo c'è "Small Town", registrato per Ecm dal chitarrista Bill Frisell , in duo col contrabbassista Thomas Morgan . Come i jazzofili sardi sanno, l'onnivoro chitarrista di Baltimora sbarcherà il 22 luglio al jazzfest di Cala Gonone dopo un'assenza durata 25 anni: nel '92 si esibì insieme a Paul Motian e Joe Lovano .

In attesa di vederlo all'opera dal vivo con un rodato trio che schiera Tony Scherr al basso e Kenny Wollesen alla batteria, gli estimatori di quello che rimane uno dei chitarristi più influenti degli ultimi trentacinque anni, possono immergersi nell'ascolto di questo bel lavoro dal sapore country-blues che, in apertura, regala un omaggio di undici minuti al mai dimenticato Motian, proprio con uno degli ultimi temi: il melodico "It should've happened a long time ago".

I brani originali scritti Frisell naturalmente non mancano. Come non mancano altre riletture: "Subconscious Lee" di Konitz , e un'accattivante versione di "Goldfinger", dalla colonna sonora del film di James Bond.Targato Ecm è anche "Cross my palm with silver" del trombettista israeliano Avishai Cohen , a cui idee melodiche, compositive, e sfumature timbriche, non difettano mai. Alla guida di un quartetto ben affiatato, regala una musica aperta, pensata, ma che lascia molto spazio all'improvvisazione e in ogni momento può prendere qualsiasi direzione.

Al jazz di casa nostra appartengono invece "State of the art", doppio live di Fabrizio Bosso , nel quale il trombettista torinese dà nuovi colori e nuova energia a composizioni personali come "Rumba for Kampei", "Mapa", "Black Spirit", "Dizzy's Blues", "Minor blues". "Plastic Breath" del trombonista Filippo Vignato in trio (che in settembre approderà a Santa Teresa Gallura per Musica sulle Bocche), produzione elettroacustica licenziata per l'etichetta Auand, dove si apprezzano identità timbrica, ricerca melodica, creazione di un suono collettivo.

E infine "Fight for freedom - Tribute to Muhammad Ali", del pianista Remo Anzovino e il trombettista Roy Paci (in sestetto con Vito Scavo , trombone, John Lui, chitarra elettrica, Gabriele Lazzarotti , basso, Mylious Johnson, batteria), in circolazione per Incipit-Egea. Dodici temi che spaziano dal groove di "Take Another" e al dub tempo di "Black Future", dal funky in 7/8 di "Cassius X" alla dolcezza di "Blue Interlude" e "Inside". Musica che lotta per la libertà, come sino alla fine ha fatto Ali.

Carlo Argiolas

© Riproduzione riservata