Un'eccezionale scoperta che potrebbe diventare la chiave nella lotta alle malattie croniche intestinali, fra cui il morbo di Crohn e la rettocolite ulcerosa.

In particolare, uno studio internazionale coordinato da esperti della Fondazione policlinico Agostino Gemelli Irccs - Università Cattolica di Roma e della Case Western Reserve University di Cleveland (Usa), hanno identificato una molecola, IL-33, che favorisce la riparazione delle pareti intestinali danneggiate dalla malattia mediante l'attivazione di altre sostanze ad azione riparativa, i microRna (mRna).

In modelli animali e su cellule intestinali umane si è visto che la proteina, tramite specifici mRna coinvolti, può guarire la parete intestinale, suggerendo dunque nuove vie di cura.

Le malattie infiammatorie croniche intestinali interessano in Italia circa 150mila persone, prevalentemente giovani e giovani-adulti, e ogni anno si contano circa 20 nuovi casi ogni 100 mila, un tasso di incidenza in costante aumento come in tutti i Paesi industrializzati.

Patologie che oggi vengono tenute a bada con un ristretto numero di agenti immunomodulanti (che regolano il sistema immunitario) con un'efficacia variabile da paziente a paziente, e che tuttavia spesso si esaurisce con il passare del tempo.

"In questo studio - spiegano i ricercatori - per la prima volta abbiamo scoperto che 'Il-33' e il suo recettore hanno un'importante funzione protettiva per le pareti intestinali, accelerandone i processi di guarigione tramite l'espressione di un network di micro Rna (miRs), in particolare del miR-320, che risulta fortemente espresso nelle cellule epiteliali isolate dall'intestino degli animali con colite trattati con Il-33".

"La somministrazione terapeutica (esogena) di 'Il-33' durante la fase di riparazione del danno mucosale - proseguono gli studiosi - è in grado di accelerare pesantemente la formazione di nuovo epitelio (riepitelizzazione) e la guarigione, con un concomitante miglioramento dell'infiammazione intestinale".

"Ci aspettiamo che tale asse funzioni meglio nei pazienti che rispondono maggiormente alle terapie disponibili - concludono- per cui in futuro potremmo sfruttare questa molecola non solo come possibile target di innovativi farmaci biotecnologici, ma anche come marker di risposta mucosale precoce ai farmaci".

(Unioneonline/v.l.)
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