Serata indimenticabile quella che si è consumata ieri nei corridoi del Quirinale, che lascia increduli i protagonisti della politica di tutti gli schieramenti, gli osservatori internazionali e soprattutto il popolo italiano.

Mettiamo da parte per un attimo l'ipotesi - che profuma di dietrologia - del piano salviniano per far saltare l’accordo coi 5 Stelle, prontamente smentito dal leader leghista che dice di aver speso tutta l'energia possibile lungo questi tormentati 80 giorni per trovare la quadra con il collega Di Maio.

È senz'altro più utile concentrarsi sul dato di fatto: a quasi cinque mesi dalle elezioni l'Italia è un Paese che non ha ancora un governo, o che ne avrà uno di scopo nei prossimi giorni, con un Premier "neutrale" indicato dal Presidente della Repubblica che dovrà riuscire a ottenere la fiducia in Parlamento, rassicurare i mercati finanziari e traghettare l'Italia a prossime elezioni. Una strada tutta in salita, su cui aleggia anche l'ipotesi estrema di messa in stato d'accusa del Presidente Mattarella, che lascerebbe il Paese in una crisi istituzionale senza precedenti.

LO SCENARIO ECONOMICO - Sul piano economico, l'ottimismo delle prime ore di questo lunedì dato dal calo sotto i 200 punti dello spread, si è via via affievolito e tutti gli osservatori economici continuano a tenere gli occhi puntati sul suo andamento e su quello della Borsa italiana, al momento in rosso.

C'è poi da considerare che nei prossimi giorni ci saranno due scadenze piuttosto significative che ci daranno un'idea concreta del grado di rischio associato al nostro Paese dagli investitori: l'asta dei Bot prevista del 29 maggio e la richiesta di prestito con buoni del Tesoro a media e lunga scadenza per il giorno successivo.

Il Premier in pectore Carlo Cottarelli
Il Premier in pectore Carlo Cottarelli
Il Premier in pectore Carlo Cottarelli

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E QUELLO POLITICO - Sul piano più propriamente politico, invece, le incognite riguardano l'avvio del Governo targato Carlo Cottarelli, economista e già commissario speciale per la spesa pubblica, soprannominato da alcuni "Mister Forbice", e soprattutto la richiesta di impeachment per il Presidente Sergio Mattarella avanzata da Luigi Di Maio e Giorgia Meloni.

Nel primo caso, dopo la convocazione al Quirinale il Premier incaricato Cottarelli dovrà proporre una lista di ministri e sottoporla a Mattarella, quindi presentarsi alle Camere, dove non è per nulla scontato che possa arrivare alla fiducia, visto che non potrà contare sul sostegno delle forze leghiste, pentastellate, del partito di Giorgia Meloni e, secondo le ultime dichiarazioni di Silvio Berlusconi, nemmeno su quello di Forza Italia.

Più probabile l'appoggio delle forze dem, finora silenti, che per domani hanno fissato una assemblea dei loro senatori e che per voce di vari rappresentanti hanno già espresso la loro solidarietà al Presidente Mattarella e alla sua decisione.

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IL RISCHIO ISTITUZIONALE - Ultimo punto, che potrebbe far esplodere una situazione davvero incandescente, è quello della messa in discussione dell'operato della prima carica dello Stato, con l'ipotesi di impeachment. Esagerazione per alcuni, minaccia concreta per altri, scatenata dal veto posto da Mattarella alla nomina a ministro dell'Economia di Paolo Savona, secondo quando previsto dalla Costituzione all'articolo 92, e cioé che "Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri e, su proposta di questo, i Ministri".

Il Quirinale
Il Quirinale
Il Quirinale

Chi in questo momento sostiene il Presidente fa leva sulla legittimità della sua decisione, perché il veto sulla designazione di un ministro non è una formalità, ma una prerogativa della carica istituzionale, peraltro sfruttata da altr Presidenti in passato, e precisamente Scalfaro nel 1994 con il rifiuto alla nomina di Previti alla Giustizia, o Ciampi nel 2001 alla nomina di Roberto Maroni alla Giustizia e, infine, Napolitano nel 2014, quando "sconsigliò" di inserire il nome di Nicola Gratteri nella rosa dei ministri presentati di Matteo Renzi.

MA COME FUNZIONEREBBE L’IMPEACHMENT? - La procedura è prevista dalla nostra Costituzione all'articolo 90, che recita: "Il Presidente della Repubblica non è responsabile degli atti compiuti nell'esercizio delle sue funzioni, tranne che per alto tradimento o per attentato alla Costituzione".

Il percorso è quindi composto di una prima fase parlamentare, durante la quale avviene l'esame delle accuse da parte di un comitato di deputati e senatori, che sottopone poi le accuse alle Camere riunite in seduta comune. Queste possono bocciare o convalidare l'accusa con voto a maggioranza assoluta e rimettersi alla decisione finale delle Corte Costituzionale, mentre nel frattempo il Presidente "imputato" può essere sospeso in via cautelare dalla carica. Una procedura complessa e sicuramente non rapida, che può essere di fatto annullata dalla personale scelta del Presidente nel mirino di rassegnare le dimissioni, come fecero in passato, seppur con accuse e in contesti storici molto diversi, Giovanni Leone nel 1978 e Francesco Cossiga nel 1992.

I Presidenti Giovanni Leone e Francesco Cossiga
I Presidenti Giovanni Leone e Francesco Cossiga
I Presidenti Giovanni Leone e Francesco Cossiga

Barbara Miccolupi

(Unioneonline)

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