Il secondo giro di consultazioni - ancora da concludere domani con i colloqui di Mattarella con Giorgio Napolitano e i presidenti di Camera e Senato - conferma le posizioni dei partiti. Che restano irremovibili nonostante la crisi siriana spinga il Capo dello Stato a insistere per la formazione immediata di un governo.

Resta il veto dei 5 Stelle sul centrodestra, resta unito l'asse Salvini-Berlusconi, e resta anche l'Aventino del Pd. Tutti dicono che bisogna muoversi a formare un governo, ma nessuno si muove dalle sue posizioni, contribuendo a rinnovare quella situazione di stallo che va avanti ormai da oltre un mese.

DI MAIO - "Con la Lega c'è una sinergia istituzionale che ha permesso di rendere immediatamente operativo il Parlamento, sinergia che si è registrata anche nei lavori della commissione speciale e degli uffici di presidenza delle Camere", ha esordito il capo politico pentastellato. "Ma prendiamo atto ancora oggi come la Lega ci proponga lo schema di centrodestra, ostacolo a un governo che voglia fare il bene del Paese. Non comprendo questa posizione, come faccia Salvini a ostinarsi su una coalizione di centrodestra a discapito del governo del cambiamento".

Ha puntato il dito contro le crepe interne alla coalizione Di Maio: "Si sono viste anche oggi, Salvini vuole il dialogo con i 5 Stelle, Berlusconi con una battutaccia ha lasciato intendere che preferisce il Pd". "Registrata la chiusura" della Lega a un governo del cambiamento, per Di Maio l'unica soluzione è un "passo di lato" di Berlusconi: "Si faccia indietro e consenta la formazione di un governo, lo abbiamo ribadito più volte: noi al governo con Forza Italia è una soluzione impossibile".

Sul versante Pd invece: "Apprezzo l'apertura di importanti esponenti dem, ma il partito invece di andare avanti resta fermo sulle sue posizioni".

La delegazione di centrodestra al Quirinale
La delegazione di centrodestra al Quirinale
La delegazione di centrodestra al Quirinale

SALVINI, BERLUSCONI E MELONI - Un centrodestra unito quello che si presenta al secondo giro di consultazioni al Colle, e che unito esce dalla stanza del colloquio con Sergio Mattarella. Pronto a formare un governo con un nome espresso dalla Lega, che non è detto sia quello di Salvini, come lasciato intendere dallo stesso leader leghista.

In molti si chiedevano: rilasceranno una dichiarazione unica o ognuno parlerà per sé? Ebbene, il centrodestra ha lasciato parlare il solo Salvini, si è stretto attorno al leader decretato dalle urne, nonostante due brevi incursioni di un Berlusconi visibilmente sofferente nel ruolo di sparring partner, e che spesso gesticolava per mettere l'accento su alcuni passaggi del discorso del leader leghista, studiato a tavolino dai tre partiti della maggioranza di centrodestra.

"Abbiamo concordato un comunicato congiunto e il nostro leader Matteo Salvini ne darà lettura", ha specificato Berlusconi. Poi ha cominciato il segretario della Lega: "Abbiamo espresso a Mattarella con grande forza l'unità d'intenti della coalizione che ha vinto le elezioni. Abbiamo proposto alcuni impegni su cose che gli italiani aspettano con urgenza (pensioni, tasse, povertà, lavoro, migranti, sicurezza, pace nel Mediterraneo): è necessario formare un governo che possa trovare un maggioranza responsabile, e il centrodestra è pronto a farsi carico di questa disponibilità unitariamente, proponendo un governo di alto profilo e lunga durata, guidato da una personalità indicata dalla Lega. Ci attendiamo altrettanta responsabilità dalle altre forze, basta con ritardi, lentezze e veti che gli italiani non possono più permettersi".

In quello che era un comunicato studiato nei minimi dettagli letto come da copione, non poteva mancare l'intervento a sorpresa di Silvio Berlusconi. Il quale, mentre Salvini si allontanava una volta finito il discorso, ha preso in mano il microfono e si è rivolto ai giornalisti: "Fate i bravi, distinguete i democratici da chi non conosce l'abc della democrazia". Dichiarazione contro i 5 Stelle da cui si è dissociata la Lega con un comunicato: "Non condividiamo le ultime parole di Berlusconi, non ci piacciono i veti, da qualunque parte vengano".

IL PD - In mattinata sono saliti al Colle gruppo delle Autonomie, gruppo misto, e LeU. Nel pomeriggio è toccato alla delegazione del Pd - Maurizio Martina, Matteo Orfini e i capigruppo Graziano Delrio e Andrea Marcucci sono saliti a piedi al Colle - che ha confermato la linea dell'opposizione e spinto i vincitori a formare subito un governo. "Anche alla luce di quanto avviene in Siria - ha dichiarato Martina a margine del colloquio - occorre che le forze che hanno prevalso alle elezioni la smettano con i tira e molla, le tattiche, i tatticismi e i personalismi, dicendoci se sono all'altezza della situazione". "Il Paese ha bisogno di scelte chiare: chi ha vinto le elezioni dica cosa vuole fare e la smetta con questi balletti che nascondono solide intese nell'occupazione degli incarichi", ha aggiunto.

LA SPARTIZIONE DEI POSTI IN COMMISSIONE - Eppure in mattinata le cose sembravano andare alla grande tra centrodestra, FI compresa, e M5S, che ci hanno messo poco a trovare l'accordo sui posti nella commissione speciale, organismo temporaneo che opera quando non ci sono ancora le commissioni permanenti (di solito costituite dopo la formazione del governo) e permette alle Camere di cominciare a lavorare prima della composizione del governo. Le cinque cariche sono andate tutte a Lega, Forza Italia e pentastellati. Presidente il leghista Nicola Molteni, mentre i due vice e i due segretari se li sono divisi Berlusconi e i 5 Stelle, con due posti ciascuno.

PD, MARTINA: "BASTA TATTICISMI":

SALVINI: "CENTRO-DESTRA UNITO":

DI MAIO A BERLUSCONI: "SI FACCIA DA PARTE":

(Unioneonline/L)

© Riproduzione riservata