Sono iniziate di buon mattino le consultazioni informali dei capigruppo del Movimento 5 Stelle - Danilo Toninelli e Giulia Grillo - con le altre forze politiche.

I pentastellati hanno strappato un sì al Pd e alla Lega sul metodo per le elezioni dei presidenti di Camera e Senato. "Non si è parlato di nomi ma di metodo", hanno ribadito i pentastellati e confermato i dem, e sono due le condizioni poste dal partito di Luigi Di Maio: "Le nomine di seconda e terza carica dello Stato si possono decidere in maniera condivisa ma non sono l'anticamera di una possibile maggioranza di governo; inoltre abbiamo chiesto, come prima forza politica e vincitrice delle elezioni, di avere il presidente della Camera".

"Nessuno ha detto no alle nostre proposte, anche se l'apertura di Lega e Pd è solo sul metodo e non è stato fatto nessun nome", ha chiarito Toninelli.

Il primo ad incontrare i pentastellati è stato il leghista Giorgetti. Poi è toccato a Pietro Grasso, Giorgia Meloni, il segretario reggente del Pd Maurizio Martina e il capogruppo di Forza Italia a Montecitorio Renato Brunetta.

Nessun nome, ma le voci si rincorrono, e pare che per la guida di Montecitorio ci sia un ballottaggio tra un pentastellato della vecchia guardia come Riccardo Fraccaro e una new entry come l'ex direttore del tg di Sky Emilio Carelli.

Sul Senato, se dovesse reggere l'accordo tra Lega e 5 Stelle il nome più papabile sembra essere quello di Roberto Calderoli, anche se a mettersi di traverso ci ha pensato Giorgia Meloni.

"Se si sceglie di dare la presidenza del Senato a un altro esponente della Lega, significherebbe che non si crede al progetto di Salvini premier: la Lega non potrebbe infatti esprimere insieme il premier e il presidente di Palazzo Madama", ha fatto notare la leader di Fratelli d'Italia.

C'è anche l'ipotesi inversa, ovvero il leghista Giancarlo Giorgetti alla Camera, e in quel caso ai 5 Stelle spetterebbe il Senato, con in pole Danilo Toninelli.

Se c'è qualcuno che freme per la presidenza del Senato, è Forza Italia, che vede in Paolo Romani - uomo dallo stile decisamente più moderato di quello di Calderoli - la persona adatta al ruolo.

Ovviamente le forze maggiori - Lega e 5 Stelle - possono decidere tra di loro e spartirsi i due scranni, ma cercano accordi ad ampio spettro, per due motivi: nel segreto dell'urna (i presidenti delle Camere si eleggono a scrutinio segreto) i franchi tiratori sono sempre in agguato; e poi, checchè ne dicano i pentastellati, è proprio dal voto sui presidenti delle Camere che si iniziano a fare le prove su una futura, possibile, maggioranza di governo.

L'Aula di Montecitorio
L'Aula di Montecitorio
L'Aula di Montecitorio

COME FUNZIONANO LE ELEZIONI DEI PRESIDENTI - Si parte il 23 marzo, giorno del debutto del nuovo Parlamento. Al Senato presiederà il senatore più anziano, Giorgio Napolitano, e l'elezione della seconda carica dello Stato sarà certamente più breve: nei primi due scrutini serve la maggioranza assoluta, nel terzo la maggioranza dei presenti, nel quarto vanno al ballottaggio i due candidati più votati.

Più complicata la situazione a Montecitorio, dove a presiedere la seduta sarà Roberto Giachetti, in quanto il più anziano tra i vicepresidenti della scorsa legislatura: nel primo scrutinio serve la maggioranza dei due terzi dei componenti dell'Assemblea, nel secondo e nel terzo la maggioranza dei due terzi dei presenti. Dal quarto scrutinio è necessaria la maggioranza assoluta, ovvero 316 voti. E si procede a oltranza, non sono previste soglie inferiori: ragion per cui alla Camera tocca trovare un accordo tra i partiti.
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