"Io sono una persona leale. Sosterrò il segretario del mio partito. Lo sosterrò come candidato premier. Ma da leninista, non posso sopportare di essere trattato con metodi stalinisti e di diventare un bersaglio mediatico solo perché a detta di qualcuno potrei essere un rischio".

Intervistato da "Il Foglio", il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, che alcuni giorni fa ha annunciato che non ricandiderà alla poltrona di governatore alle elezioni del 4 marzo, attacca Matteo Salvini. "Consiglierei al mio segretario non solo di ricordare che fine ha fatto Stalin e che fine ha fatto Lenin ma anche di rileggersi un vecchio testo di Lenin. Ricordate? L'estremismo è la malattia infantile del comunismo. Se solo volessimo aggiornarlo ai nostri giorni dovremmo dire che l'estremismo è la malattia infantile della politica", ha aggiunto Maroni.

Nell'intervista il governatore ha parlato di una vera e propria incompatibilità tra la sua idea di politica e quella del segretario del Carroccio.

"Possiamo dirlo. È così. È questo uno dei tanti motivi che mi hanno spinto a ragionare su un futuro diverso, lontano da un modo di fare politica che capisco ma che, le dico la verità, proprio non mi appartiene".

Maroni si dice infine "dispiaciuto" delle dichiarazioni "sprezzanti e sorprendenti che ho sentito nei miei confronti": in questi giorni "sono stato massacrato dai miei compagni di squadra, che hanno scelto di dare alla mia vita nuova un'interpretazione del tutto arbitraria".

SALVINI: "HO DOVUTO PRENDERE ATTO DELLA SCELTA DI MARONI" - In un'intervista al "Corriere della Sera", Matteo Salvini aveva così commentato la scelta di Maroni di non ricandidarsi alla presidenza della Regione Lombardia: "Maroni mi ha detto di avere fatto in Lombardia tutto quello che voleva e poteva. Non ho potuto che prenderne atto. Avrei preferito che si ricandidasse. Però, ne abbiamo parlato tre volte: la prima mi ha detto che stava maturando la decisione, poi me l'ha confermato. Che potevo fare? Le scelte di carattere personale vanno rispettate e non discusse".

(Unioneonline/F)

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