Matteo Renzi è sempre più preoccupato dal calo dei consensi per il suo Pd, certificato dagli ultimi sondaggi che danno i dem in caduta libera. Si parla addirittura di un partito sotto il 25%, soglia sotto la quale l'ex premier riuscirebbe a far peggio persino del tanto criticato risultato ottenuto da Bersani nel 2013.

La situazione è diversa: allora il Pd era unito, oggi no. Allora si veniva dai governi Berlusconi e Monti, ora si viene da 5 anni di governo a guida democratica.

Eppure, per la prima volta, Renzi è costretto ad ammettere che il trend è preoccupante.

"Da maggio ad oggi abbiamo perso quasi 7 punti. Paghiamo il fatto che gli altri sono in campagna elettorale mentre noi dobbiamo sostenere la responsabilità del governo e passiamo il tempo a litigare al nostro interno", ha dichiarato l'ex premier in un'intervista al Corriere della Sera. "Non giro intorno ai temi, è evidente che il mio consenso non è più quello del 2014".

"Era ovvio - ha aggiunto - che per noi fosse meglio votare a giugno o al massimo a settembre. Così si è fatto un clamoroso assist a Berlusconi e Grillo".

Tuttavia il segretario dem resta ottimista: "Quando inizierà la campagna elettorale finiranno le polemiche interne e torneremo a parlare al Paese, scateneremo una campagna a tappeto e sono fiducioso: il Pd sarà il primo partito".

LA RIPRESA - "Se il grafico del mio gradimento è sceso, è salito quello degli occupati, del Pil, della fiducia, degli investimenti. E non farei a cambio fra queste due cose", ha rimarcato Renzi. "Il miracolo di questi anni è stato reso possibile dal Pd".

COMMISSIONE BANCHE - "Non mi sono pentito, la rifarei domattina. Dobbiamo dividere i risultati del lavoro dalla mistificazione che ne viene fatta dalle opposizioni e da alcuni media. La commissione è un bene perché mostra con chiarezza che in un mondo in cui qualcuno ha rubato, chi ha vigilato avrebbe potuto farlo meglio". Poi ha rivendicato il lavoro del Pd sulle banche: "Abbiamo salvato migliaia di posti di lavoro e mandato a casa un centinaio di membri dei consigli d'amministrazione, cambiando le regole sulle popolari per evitare le vergognose connivenze tra politici territoriali e manager senza scrupoli.

BOSCHI - Il segretario dem chiude con la difesa della sottosegretaria Maria Elena Boschi, nella bufera per la vicenda di Banca Etruria. "È oggetto di un'attenzione spasmodica che copre i veri scandali di questi anni". Sulla candidatura, "a gennaio gli organi del partito decideranno: la mia opinione è che si debba candidare senza alcuna incertezza".

(Unioneonline/L)
© Riproduzione riservata