"La scissione è già avvenuta, il problema è vedere se e come recuperiamo con un popolo. Ma ieri ho visto solo dita negli occhi".

Queste le parole pronunciate da Pierluigi Bersani il giorno dopo la direzione nazionale del Partito Democratico, nella quale il segretario Matteo Renzi ha dato l'ok al Congresso per scegliere il nuovo leader che traghetterà il partito verso le prossime elezioni.

Il discorso dell'ex premier e le sue stoccate alla minoranza dem non sono però state digerite da Bersani.

"Noi siamo il Pd o il PdR, il partito di Renzi?", ha detto l'ex numero uno del Nazareno. "Ce l'abbiamo un canale per discutere a fondo e correggere la linea politica? Per questo dico, chi ha buon senso ce lo metta, siamo a un bivio difficile. Da Renzi non me l'aspetto, ma da quelli vicini sì".

Poi, sul futuro del Pd: "Diamoci tempi ordinari. Da qui a giugno mettiamoci alle spalle la legge elettorale, facciamo le amministrative, poi prepariamo bene il Congresso con il tempo giusto di elaborazione".

Domenica, intanto, è prevista un'assemblea del partito. Ma "non so se parteciperemo", ammette Bersani.

CUPERLO: "DISISTIMA RECIPROCA" - Critico e pessimista anche un altro rappresentante della minoranza del partito, Gianni Cuperlo.

"Quello che più mi ha colpito ieri è stata la disistima reciproca. Nel Pci ci si scontrava furiosamente ma la stima mai è mai venuta meno. Ieri invece era percepibile una disistima reciproca, sentimento che non dovrebbe appartenere a una comunità", le sue parole.

E anche Cuperlo evoca lo spettro della scissione: "Abbiamo ancora qualche giorno per provare a ricucire, per evitare un esito che farebbe male a tutti, a chi se ne va e a chi resta. Mi auguro - prosegue - che nelle prossime ore ci sia un sussulto. Siamo a martedì pomeriggio e domenica c'è il rischio che il progetto a cui la sinistra, o almeno un pezzo della sinistra, ha lavorato negli ultimi 20 anni, non ci sia più".
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