"Basta con le rese dei conti nel Pd, è ora di darsi una regolata".

Così Matteo Renzi, nel corso della direzione nazionale del Partito democratico, convocata oggi a Roma e a cui hanno partecipato anche il premier Paolo Gentiloni e il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan.

Un vertice delicato, alla luce della parziale bocciatura dell'Italicum da parte della Corte costituzionale.

STOCCATE ALLA MINORANZA DEM - Nel suo intervento, il segretario, dopo una disamina sulla situazione europea e internazionale, si è rivolto direttamente "agli amici e compagni della minoranza" dem.

Senza rinunciare a lanciare stoccate: "Mi spiace essere il vostro incubo, ma io non vi considero avversari. Voi dite: se il segretario non farà il congresso prima delle elezioni sarà scissione. Per me la scissione è un momento traumatico e drammatico, ma importante e decisivo, che deve avvenire senza alibi. Per questo non avrei mai immaginato un ricatto morale per mere questioni di calendario".

VIA LIBERA AL CONGRESSO - Ma, ha aggiunto Renzi, "non possiamo più prendere in giro la nostra gente", dunque "sì al Cogresso prima del voto", ma poi "torniamo alla politica, basta con le polemiche", "vinca chi ha le idee migliori e chi non vince poi non scappi col pallone", ma "rispetti l'esito del voto".

L'ex premier ha anche sottolineato che congresso e voto sono "due cose completamente diverse" e una non deve essere subordinata all'altra.

"ELEZIONI? NON DECIDO IO" - Sulla data del possibile ritorno alle urne, "non sono più premier, non sono più al governo, né presidente della Repubblica, quindi non è che decido io", ha spiegato Renzi. Quindi "basta con la visione giucascaselliana del 'quando lo dico io'. Io non decido". Precisato questo, "a meno che l'Italia non dichiari guerra a San Marino" - ha scherzato l'ex sindaco di Firenze - "da qui a un anno si dovrà votare".

REFERENDUM E FUTURO - Renzi ha commentato anche l'esito del referendum che ha portato alle sue dimissioni: "Mi piacerebbe avere la rivincita sul referendum, ma non ci sarà. Era una finale secca. E l'ho persa. Dunque le politiche non potranno essere una rivincita per me".

Infine, la chiosa, sul futuro: "Si chiude un ciclo. Ho portato il Pd al 40,8 per cento", ma ora "bisogna voltare pagina, e rimettersi in cammino".

La parola "dimissioni", attesa da molti alla vigilia, non è stata pronunciata.

LE FRECCIATE DI RENZI ALLA MINORANZA PD - VIDEO:

LA REPLICA DI CUPERLO - Tra i primi a replicare al premier, Gianni Cuperlo, uno dei leader della minoranza Pd. "Matteo tu non sei il mio avversario", le sue parole. "Lo sappiamo tutti che l'avversario è la destra. Il punto è se la tua politica sia quella giusta per sconfiggere la destra. Serve un congresso serio, aspro. Il Pd per come lo abbiamo fatto potrebbe finire e sarebbe una sconfitta, per chi decidesse di andare e anche per chi decidesse di rimanere".

BERSANI : "DOBBIAMO DIRE QUANDO SI VOTA" - Quindi è stato l'intervento di Pierluigi Bersani, che si è detto scettico su un congresso "cotto e mangiato": "Non do colpe, ma è vero o no che un pezzo della nostra gente si è allontanato da noi? È vero o no che una parte del nostro popolo non ci sopporta più? Abbiamo questo problema, è innegabile".

Per questo, "dobbiamo dare un segnale" e iniziare una "manutenzione" dell'azione di governo, per ritrovare un filo con gli elettori persi.

Per Bersani, inoltre, è necessario che il Pd, forza di maggioranza e di governo, "dica con chiarezza quando si torna a votare" e "assicuri che la legislatura è in grado di arrivare fino al 2018".

LA SFIDA DI EMILIANO - Sul palco anche il governatore pugliese Michele Emiliano, che ha annunciato l'intenzione di candidarsi alla segreteria: "Ho sostenuto Renzi per il cambiamento, ma in questi mille giorni io molte volte non ho capito dove Renzi voleva andare", le sue parole.

Di qui l'idea di sfidare il segretario per la leadership.
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