Di certo lo partita finale si giocherà tra due italiani: Gianni Pittella per i socialisti e Antonio Tajani per i popolari. Ma l’esito rimane ancora incerto.

Domani il Parlamento europeo eleggerà il nuovo presidente, in sostituzione di Martin Schultz che ha deciso di dimettersi per candidarsi alle prossime legislative tedesche.

In lizza ci sono anche i nomi di Guy Verhofstadt (liberali), Laurentiu Rebega (gruppo euroscettico di Marine Le Pen), Helga Stevens (conservatori), Jean Lambert (verdi) ed Eleonora Forenza (sinistra radicale).

I giochi sembrano però (quasi) fatti, anche in virtù del particolare sistema elettivo. Nelle prime tre tornate a scrutinio segreto vince infatti chi raccoglie la maggioranza assoluta dei voti; mentre alla quarta si presentano i due candidati più votati (e basta la maggioranza dei suffragi).

Nessuno è in grado per ora di essere eletto al primo turno. Così il gioco di equilibri ed alleanze all’interno dell’assemblea spinge verso un duello tra socialisti e popolari. E – al momento – sembra premiare l’esponente di Forza Italia, ex vice presidente della Commissione.

Ci crede anche Nigel Farage, presidente del gruppo Efdd. "Gli euroscettici hanno davanti a loro una scelta molto difficile, ma credo che Tajani abbia dimostrato di essere un po' più pragmatico, in alcuni campi. E credo che sappia come comportarsi. Indipendentemente dal fatto se uno sostiene o meno l'Europa, quello di presidente del Parlamento, sta diventando sempre di più un mestiere rilevante".

L'ultimo presidente italiano del Parlamento europeo è stato Emilio Colombo, in carica dal 1977 al 1979.
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