"Renzi ha tentato di modificare la Costituzione in solitudine per consolidare il suo potere senza consenso, Pigliaru ha tentato di svendere l'Autonomia sarda per ragioni di carriera: sono stati travolti entrambi da un'onda popolare, che ha visto la Sardegna esprimere la percentuale più alta di NO a livello nazionale".

Lo ha dichiarato l'ex governatore della Sardegna, Ugo Cappellacci, coordinatore regionale di Forza Italia-Sardegna, commentando il risultato del referendum costituzionale.

"Il primo si è dimesso, il secondo, se avesse un briciolo di dignità, dovrebbe seguirlo a ruota perché non solo ha tradito tutti gli impegni ma ha tradito i sardi sui principi fondamentali del nostro Statuto ed è rimasto solo. I messaggi che provengono dal voto sono chiari: l'Europa e i potentati economici non possono dettarci il compitino - dice Cappellacci - , chi prova a toccare il nostro diritto di voto viene punito e, soprattutto, la sovranità nazionale e l'autonomia dei sardi non si possono svendere. Su questi valori e sulla capacità di coinvolgere le migliori energie del Paese deve nascere la Terza Repubblica, che per noi può derivare da quattro cambiamenti: elezione diretta del Capo dello Stato, limite costituzionale alla tasse, vincolo di mandato per evitare i cambi di casacca e la riduzione del numero di parlamentari".

"E nella Terza Repubblica immaginiamo una nuova Autonomia - prosegue l'ex governatore -, che riconosca nella specialità i diritti dei sardi e che veda ampliate le nostre funzioni su trasporti, energia e tasse. Sono aspetti sui quali continuiamo a battere con la credibilità dei fatti e con battaglie sempre attuali, come la flotta sarda, la zona franca, la vertenza entrate e tutte le altre con cui abbiamo rivendicato il diritto dei sardi a determinare il proprio destino anziché subire scelte compiute da altri. Chi ha ammainato quelle bandiere è stato punito - ha concluso Cappellacci- è ora che la sovranità nazionale e l'Autonomia dei sardi ricomincino ad essere il vessillo di tutti, che sventola al di sopra di tutte le altre bandiere".

Esulta anche il deputato e leader di Unidos Mauro Pili commentando il risultato del No in Sardegna che con il 73% in vetta alla classifica delle Regioni con la più alta percentuale di voti per il No.

"Il dato straordinario della Sardegna ha un significato più profondo che riguarda l'appartenenza dell'isola allo Stato Italiano. Si tratta di un dato che va abbondantemente oltre il dato nazionale e che premia la mobilitazione che abbiamo messo in campo in questi mesi contro le imposizioni di Stato. Oltre 13 punti sulla media italiana costituiscono una specificità tutta sarda, istituzionale e costituzionale di cui occorre prendere atto".

Pili sostiene che "il risultato rappresenta l'apertura di uno scenario di rigetto dei dogmi statali e apre un orizzonte moderno e concreto di libertà statuale, economica e culturale" per la Sardegna. "Hanno vinto i Sardi liberi - afferma Pili - che non si sono fatti incantare dalla valanga di ministri schierati in Sardegna per imbrogliare con finti patti e finiti soldi. Hanno perso coloro che hanno accettato supinamente le calate italiane sul territorio sardo".

Schierato per il No, anche se da un versante opposto, esulta per il risultato anche il deputato di Sel Michele Piras: "È stata la vittoria di chi crede che centralismo non equivalga a modernità ed è stata la vittoria di quel pezzo ampio di società che ha subito le politiche del governo Renzi - dice -. È stata respinta una idea regressiva di riforma costituzionale e una campagna referendaria irresponsabile, che ha fatto leva sulla paura e lo spettro del caos. Un motivo di orgoglio e soddisfazione per chi, come me, si è battuto con convinzione sul fronte del No.

E prosegue: "Ora, passata la tempesta, bisogna riprendere a discutere. C'è un Paese diviso da ricostruire e un campo progressista che deve ritrovare se stesso, la propensione alla società, il tema della lotta alle disuguaglianze, la costruzione di comunità. Questo consiglierei al presidente Pigliaru, non di dimettersi - anche perché votare Sì non era un crimine - ma di volgere finalmente lo sguardo alla Sardegna, ai sardi, alle ferite sociali, al bisogno di speranza, reddito e lavoro. Senza questa nuova vocazione ogni possibile rimpasto della Giunta rischia di essere cosa vana, corpo estraneo, inutile".
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