Sarà la lontananza da casa che attutisce l'eco dell'antipolitica e i veleni nazionali di una campagna referendaria all'ultimo sangue, sarà la bassa affluenza alle urne (dei 4 milioni e 52341 aventi diritto hanno votato solo 1 milione e 245929, pari al 30,74%), ma certo il risultato in sorprendente controtendenza del voto degli italiani all'estero meriterebbe comunque un approfondimento.

Il risultato finale è stato infatti nettamente favorevole alla riforma costituzionale voluta da Renzi, con il Sì che ha prevalso con il 64,70%, 722.672 voti, contro il 35,30% del no, pari 394.253 voti. Le schede bianche sono state 9.297 pari allo 0,74 %, quelle nulle 119.174 pari al 9,56 %. Le schede contestate e non assegnate sono state invece appena 533.

Di certo sul serbatoio di potenziali voti provenienti da oltre le Alpi - l'8% del totale - il Comitato del No aveva avanzato più di una perplessità, arrivando a ipotizzare possibili brogli, segno che ci si aspettava che il Sì avrebbe prevalso. Un clima di sospetto che si è riversato sulle operazioni di spoglio avvenute a Castelnuovo di Porto, a pochi chilometri da Roma e sulla via Flaminia, il fortino dove erano custoditi i voti degli italiani all'estero e dove, per un errore della Corte d’Appello, erano stati inizialmente esclusi i rappresentanti del Comitato del NO

"Quello che è accaduto a Castelnuovo di Porto - aveva sostenuto il Comitato del No prima che l'esito del referendum rendesse inutile ogni contestazione - ha dell'incredibile: i rappresentanti designati dal No non sono stati ammessi ai seggi sostenendo che non sono erano state consegnate le designazioni".

"Una disponibilità e accortezza maggiore da parte dei presidenti di seggio e da parte dei funzionari presenti avrebbero risolto in breve tempo questo problema - proseguiva la nota -. Sta di fatto che i seggi del voto degli italiani all'estero hanno iniziato le operazioni di voto senza la presenza dei rappresentanti dei promotori per il no. In aperta violazione della legge".
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