Il Consiglio regionale ha approvato ( presenti 46, votanti 46, sì 29, no 17) la legge di riordino del sistema delle autonomie locali della Sardegna. Il provvedimento era entrato in aula il 9 dicembre. Il suo iter è stato lungo e travagliato: le sedute in cui è stato discusso il Disegno di legge sono state 17, per un totale di 52 ore e 35 minuti.

Ecco che cosa cambia.

LE PROVINCE - Sassari, Nuoro, Oristano e Sud Sardegna. Sono questi gli enti di secondo livello che la riforma non ha potuto cancellare perché per farlo è necessario aspettare la legge statale e il referendum. È nata, inoltre, la Provincia del Sud Sardegna che comprende il territorio della vecchia provincia di Cagliari meno l'area della Città metropolitana. Le Province manterranno le funzioni principali su strade, scuole e ambiente e saranno governate dai commissari che rimarranno in carica sino alla loro cancellazione definitiva.

CITTÀ METROPOLITANA - L'unica in Sardegna sarà quella di Cagliari che, insieme ad altri 16 Comuni rappresenta una provincia ridotta. Sarà governata dal sindaco metropolitano (primo cittadino di Cagliari), un consiglio metropolitano composto da 34 consiglieri e la conferenza metropolitana. Tutto quello che riguarda le competenze della Città metropolitana dovrà essere gestito in collaborazione con tutti i Comuni a partire dai trasporti e dalla gestione integrata dei rifiuti.

UNIONI DI COMUNI - L'altro ente fondamentale è l'unione di Comuni, pensata per venire incontro alle richieste dei territori, anche di quelli che hanno da sempre lamentato che lo status di Città metropolitana fosse una prerogativa solo di Cagliari. Le unioni di Comuni devono avere un minimo di 10mila abitanti o quattro centri che ne fanno parte. Una volta che si formeranno, potranno individuare porzioni di territorio più grandi per dare vita alle aree omogenee, pensate per la gestione di servizi territoriali più ampi. Ogni unione di Comuni potrà decidere autonomamente le regole attraverso un proprio statuto mentre gli organi sono l'assemblea dei sindaci, il presidente e la giunta. Per i centri maggiori sono state pensate delle unioni di Comuni rinforzate e tarate su un territorio.

RETE METROPOLITANA - È una unione di Comuni rinforzata per venire incontro alle richieste di Sassari che ha sempre chiesto di ottenere lo status di Città metropolitana. Le caratteristiche di questo ente rispecchiano perfettamente quel territorio: deve avere un minimo di 150 mila abitanti e devono esserci sistemi di trasporto di interesse nazionale. Una cucitura perfetta per Sassari ma che dovrà aspettare la riforma dello Statuto per essere equiparata, sia per funzioni che per risorse, alla Città metropolitana. Il presidente della Rete metropolitana sarà il sindaco di Sassari e gli altri Comuni che ne faranno parte sono Alghero, Castelsardo, Porto Torres, Sorso, Sennori, Stintino e forse i Comuni del Coros (Cargeghe, Codrongianos, Florinas, Ittiri, Muros, Olmedo, Ossi, Putifigari, Tissi, Uri e Usini). L'obiettivo di chi ha lottato per ottenere lo status di Rete metropolitana riguarda soprattutto poter avere una corsia preferenziale per i finanziamenti che potranno usufruire di altri canali rispetto al Fondo unico per gli Enti locali.

CITTÀ MEDIE - Per ottenere lo status di Città media i centri devono avere un minimo di 30mila abitanti. Dovrebbero diventare Città medie Olbia, Nuoro e Oristano. Opzione aperta per Carbonia e Iglesias se affronteranno un percorso di fusione del Comune. Gli altri centri che potrebbero essere Città media sono Quartu e Alghero che però dovrebbero essere la prima all'interno della Città metropolitana e la seconda nella Rete metropolitana di Sassari.

RETE URBANA - Fondamentalmente ha le stesse caratteristiche delle unioni di Comuni, con la sola differenza che al suo interno ci sarà una Città media o più di una. Diversamente dalle unioni di Comuni, il presidente della Rete urbana sarà il sindaco della Città media con più abitanti.

I COMMENTI DELLA GIUNTA - "Le Unioni di Comuni e le loro varianti territoriali (Rete metropolitana di Sassari e Reti urbane) costituiscono la vera sfida, in quanto introducono un assetto che punta a rafforzare e valorizzare la cooperazione tra Comuni - spiega l’assessore degli Enti locali Cristiano Erriu -. Si tratta, peraltro, di un esempio unico in Italia: siamo l’unica regione ad aver reso obbligatoria l’adesione di tutti i Comuni ad una Unione. Questa Giunta ritiene che le Unioni di Comuni siano il vero progetto innovativo sul quale puntare e una sfida decisiva per il futuro”.

“Il modello della Città metropolitana di Cagliari che è stato previsto - sottolinea Erriu - è del tutto originale rispetto a quanto fatto nel resto d’Italia, dove la città metropolitana coincide con il territorio dell’intera provincia, mentre in Sardegna sono 17 i Comuni che andranno a farne parte, ovvero quelli che hanno una stretta relazione con il capoluogo sardo. Infine, con il superamento delle Province viene data definitiva attuazione all’esito dei referendum promossi nell’Isola nel 2012. Ci sarà la chiusura delle quattro Province istituite in tempi più recenti, e stiamo avviando il percorso per la definitiva soppressione di quelle storiche. Gran parte delle funzioni provinciali sarà trasferita alle Unioni di Comuni in modo graduale e concordato, garantendo ai cittadini e alle imprese la piena continuità dei servizi sinora erogati”.

“È una svolta storica - conclude Erriu - che conferirà ai Comuni e alle loro Unioni un ruolo da protagonisti nelle scelte strategiche di ciascun territorio. Questa riforma è strettamente collegata alle altre che la Giunta Pigliaru si appresta a portare in Aula, vale a dire quelle su sanità e welfare, Statuto e riorganizzazione del sistema Regione, in piena coerenza con quanto annunciato in avvio di legislatura.

L'OPPOSIZIONE - “La legge approvata oggi rappresenta la mazzata finale per il sistema delle autonomie locali in Sardegna. Se mai si dovesse giungere alla sua applicazione, si creerebbe il caos più totale, con una moltiplicazione dei livelli istituzionali e una riduzione degli spazi di democrazia tali da rendere impossibile per i cittadini capire da chi e da quali enti il loro territorio è governato”, ha commentato il capogruppo dei Riformatori Sardi in Consiglio regionale, Attilio Dedoni."Questa legge, che avrebbe dovuto rappresentate un trampolino di lancio per le autonomie locali, è un pasticcio", è l'opinione di Gianluigi Rubiu (Udc).

LA MAGGIORANZA - Per il presidente della commissione Autonomia, Francesco Agus (Sel), la legge è “un ponte tibetano che congiunge il passato, rappresentato dalle Province, e il futuro, che è rappresentato da ciò che sarà approvato dal referendum del prossimo ottobre”.

"Pensiamo di aver operato bene attivando un nuovo rapporto diretto fra Comuni e Regione e riconoscendo ruoli diversificati a diverse città ed aree dell’Isola", è stato il commento in Aula del capogruppo del Consiglio regionale Pietro Cocco, "mentre l’opposizione a fronte di oltre 2600 emendamenti ha proposto solo la città metropolitana unica, una boiata che non esiste al mondo"
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