Il referendum sull'euro, la scelta di ritornare nelle piazze lontano dai divanetti parlamentari e dai salotti delle tv, ma soprattutto il ricompattamento di militanti e "politici" attorno a Beppe Grillo e contro la "peste rossa" dei Dem. E' questa l'eredità politica della festa del M5S al Circo massimo. Una linea dettata unicamente dall'ex comico genovese che, alternando i suoi interventi dal palco e tra i gazebo (o addirittura su una gru a 20 metri di altezza), si riprende il partito. E indica la strada: nessun dialogo con il governo di Matteo Renzi o, come preferisce chiamare il mondo istituzionale, con "il sistema". Che, secondo l'ex comico genovese, è guidato dai "massoni": "Nulla contro di loro ma, se vogliono andare al governo, si facciano il partito della massoneria e vengano eletti, altrimenti se ne vadano a fanculo", dice. Il leader pentastellato se la prende poi con il Pd: lo definisce "una peste rossa che sta sommergendo l'Italia". E non usa il termine casualmente: il fango sta sommergendo la sua Genova. Come dire che l'alluvione è colpa dei politici della sinistra. Così invita il sindaco Marco Doria alle dimissioni ed annuncia che martedì sarà nel capoluogo ligure: "Andremo tutti a spalare - spiega - anche perché i nostri parlamentari sono già abituati a spalare merda in Parlamento". La questione interna della leadership la liquida con una battuta: "Abbiamo creato dei mostri - scherza - Abbiamo dei ragazzi meravigliosi, Di Maio, ma anche Di Battista. Io so che fine faremo io e Casaleggio: faremo gli europarlamentari con Mastella...", urla dal palco proprio dopo che i due "enfant prodige" cinquestelle avevano terminato i loro interventi.
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