"Io non sono un massone, sono un boy scout. La verità è che io non omaggio certi poteri e questa è la reazione". Così il premier Renzi in un lunga intervista a Repubblica alla vigilia della direzione del Pd. Se qualcuno pensa di volerlo sostituire si accomodi pure, ma "il Pd - il partito del 41% - non accetterà farsi da parte". E sul lavoro, "reintegra può restare per casi di discriminazione".

Poi, aggiunge: "Negli ultimi giorni si sono schierati contro il governo direttori di giornali, imprenditori, banchieri, prelati. Ai più è apparso come un attacco studiato. Io sono così beatamente ingenuo che preferisco credere alle coincidenze". Intervistato da Repubblica, il premier Matteo Renzi assicura: "Non mollo". E sull'eventualità che i "poteri forti" vogliano sostituirlo con il governatore Visco, "ci provino pure", ma "il Pd non accetterà di farsi da parte". "Io non sono un massone, sono un boy scout. La verità è che io non omaggio certi poteri e questa è la reazione", dice Renzi. "Io insisto. Non mollo. Cominciamo con il cambiare lo Statuto dei lavoratori. L'articolo 18 o c'è per tutti o non c'è per nessuno. Va tenuto solo per i casi di discriminazione", afferma il premier, secondo cui congelare per i primi 3 o 4 anni il diritto al reintegro "sarebbe un errore: significherebbe essere un Paese in cui il futuro dell'economia e dell'industria dipende dalle valutazioni dei giudici". "In un partito normale si discute, si vota e poi si prende una decisione e la si rispetta", afferma Renzi. "Non voglio prove di forza muscolari, anche se abbiamo la certezza di avere la maggioranza". Se i forzisti fossero determinanti sul voto finale del provvedimento, "si aprirebbe un grave problema politico. Ma io credo che non accadrà". La riforma del lavoro non è un baratto con la flessibilità in Ue, sottolinea il premier. "Chi ha fatto le riforme ha sempre usato la flessibilità. Noi faremo le riforme mantenendoci dentro il 3%". Sul possibile disaccordo della Germania, "Merkel guida il governo tedesco, non quello italiano". "Con Marchionne ho avuto opinioni diverse e in più circostanze. Ma preferisco la Fiat di oggi rispetto a quella di 30 anni fa che al primo problema aveva sussidi, incentivi e cassa integrazione", osserva Renzi. Quanto a Diego Della Valle, "ho capito che vuole costruire un partito. Io devo cambiare il Paese. Se ci dà una mano con i suoi consigli, lo ascolto volentieri. Se vuole misurarsi in prima persona, auguri". Sulla Cei, "ricevo telefonate di amici vescovi che mi dicono che le parole sono personali del segretario generale della Cei. Del resto io, cattolico, rispondo ai cittadini, non ai vescovi", dice Renzi. In merito al sindaco di Napoli, "le leggi si possono cambiare, io trovo quella norma eccessiva. Ma finché le leggi ci sono, vanno applicate. De Magistris ha il dovere di rispettare le leggi".

Il FIORETTO DI D'ALEMA - Come scriveva Gramsci, "può capitare che i giovani di una parte si facciano istruire dagli anziani della parte avversa. Mi pare che qualcosa di simile stia accadendo nel nostro Paese. L'unica vecchia guardia con cui Renzi interloquisce è quella rappresentata dal centrodestra di Berlusconi e Verdini. Al Pd vengono poi imposte, con il metodo del centralismo democratico, le scelte maturate in quegli incontri privati". Lo afferma, in un'intervista al Corriere della Sera, l'ex premier Massimo D'Alema, secondo cui "sul lavoro si può trovare una mediazione". "Renzi è in evidente difficoltà nei rapporti con Bruxelles. E sull'articolo 18 è in atto un'operazione politico-ideologica che non corrisponde a nessuna urgenza. Non esiste un'emergenza legata alla rigidità del mercato del lavoro", afferma D'Alema. "C'è persino il sospetto che si cerchi uno scontro con il sindacato e una rottura con una parte del Pd per lanciare un messaggio politico all'Europa e risultare così affidabile a quelle forze conservatrici che restano saldamente dominanti. Spero che Renzi si renda conto che una frattura del maggior partito di governo - avverte - non sarebbe un messaggio rassicurante. Se vuole, è possibile trovare un accordo ragionevole sugli interventi sul mercato del lavoro". D'Alema sottolinea il "dominio impressionante" di Angela Merkel in Ue. "I popolari hanno una decina di eurodeputati in più, ma in Commissione hanno fatto l'en plein. La Merkel ha ottenuto le presidenze della Commissione, del Consiglio europeo e dell'Eurogruppo", osserva. "La Merkel si è mossa da leader europea, i socialisti invece hanno ragionato in un'ottica di prestigio nei singoli Paesi. Lo ha fatto anche Renzi, che ora, per venire fuori dall'impasse e ottenere concessioni dall'Europa, ha deciso di puntare su una questione che è chiaramente ininfluente rispetto agli ostacoli alla ripresa economica, e cioè l'articolo 18".

NIENTE SCISSIONE - "Assolutamente, la escludo in premessa: non esiste proprio. Chi ha la responsabilità di dirigere deve trovare una sintesi". Così, l'ex segretario del Pd, Pierluigi Bersani ha escluso il rischio di una scissione all'interno del Partito Democratico, adombrato da Pippo Civati in caso di abolizione, da parte del Governo, dell'articolo 18. Bersani ha parlato a margine del voto alle primarie per la scelta del candidato democratico alle prossime elezioni regionali dell'Emilia-Romagna.

"Stia tranquillo, Renzi, stia sereno": così l'ex segretario del Pd, Pierluigi Bersani ha commentato, a margine del voto per le primarie del centrosinistra, le parole di Renzi alla vigilia della direzione del partito in Emilia-Romagna. Bersani ha escluso un rischio scissione nel partito: "non esiste proprio", ha detto.
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