"Il tempo non è ancora maturo per una consultazione simile nell'Isola, ma ci si arriverà". Ne sono convinti Irs, Rossomori, Partito dei sardi e Sinistra sarda, tuttora separati in due gruppi in Consiglio regionale ma pronti ad unire le forze all'interno della coalizione di centrosinistra per dimostrare che la gestione sovrana di una serie di attività amministrative funziona meglio di uno Stato centrale. Questo significa acquisire nei prossimi cinque anni di legislatura spazi fiscali, controllo diretto delle servitù militari, della sanità, delle politiche culturali e della lingua sarda. In Scozia, in occasione del referendum, ci sarà una nutrita delegazione di indipendentisti: oltre ai partiti già citati si uniranno i rappresentanti di Sni e del Psd'Az. "E' il un momento giusto - sottolinea Paolo Zedda dei Rossomori - per parlare del principio di appartenenza ad un popolo. Nella nostra trasferta presenteremo un messaggio in tre lingue: italiano, inglese e sardo. In ogni caso gli scozzesi vinceranno: anche se prevarranno i no otterranno comunque strumenti normativi che aumenteranno la loro sovranità". "Mentre l'obiettivo di Roma è eliminare l'autonomia e le Regioni a statuto speciale, noi consiglieri indipendentisti diciamo: non se ne parla nemmeno - tuona Gavino Sale di Irs - In Europa si sta andando verso quello che ipotizzavamo qualche anno fa. Invece l'autonomia in Sardegna è stata un anestetico e un antidoto all'indipendenza per 50 anni. Siamo consapevoli che al nostro rientro dovremo dare risposte sulla riscrittura dello Statuto e completare l'uscita dal patto di stabilità con l'agenzia sarda delle entrate". Ed Emilio Usala dei Rossomori punta ancora il dito sul modello elettorale sardo: "C'è una volontà di autonomia diffusa più di quanto non sia in Consiglio regionale a causa - ribadisce - di una legge per il voto totalmente iniqua".
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