Il materiale è già stato controllato dai tecnici della Difesa, che ne hanno verificato la funzionalità e l'efficienza. Dopo aver ottenuto il via libera del Parlamento e fornito al governo iracheno le garanzie che l'invio delle armi non violerà la sovranità del governo centrale, l'esecutivo accelera ed è dunque probabile che entro la fine della settimana il primo carico possa giungere in Iraq. Per evitare però che mitragliatrici e razzi finiscano nelle mani sbagliate, sono in corso in queste ore contatti tra i vertici delle rispettive forze armate, la diplomazia e l'intelligence. "Siamo pronti ad un sollecito invio di materiale militare d'armamento destinato alla difesa personale e d'area per incrementare le capacità di autodifesa e protezione locale delle popolazioni" ha detto il ministro della Difesa Roberta Pinotti sottolineando che si tratta di "armi leggere" che raggiungeranno l'Iraq con gli aerei o le navi. In particolare, i peshmerga curdi potranno contare su mitragliatrici e fucili mitragliatori, con relative munizioni, che erano in uso alle nostre forze armate - vale a dire i vecchi Browning e gli Mg - e che ora sono stati sostituiti con armi più moderne. E potranno contare sui razzi anticarro e sulle armi sequestrate nel 1994 durante le guerre nei Balcani ad una nave da trasporto partita dall'Ucraina e diretta a Spalato. Alla Difesa si sta invece ancora valutando sia la possibilità di mandare in Iraq anche i 30mila kalashnikov e le diverse tonnellate di munizioni sequestrati sempre nel corso delle guerre lungo l'altra sponda dell'Adriatico sia quella di fornire ai curdi anche giubbotti antiproiettile, sistemi di comunicazione radio, visori notturni, puntatori laser e dispositivi anti-bomba. Quel che è certo, ha garantito il ministro al Parlamento, è che tutto il materiale "è funzionante ed efficiente, perché è stato sottoposto a trattamento di conservazione nel tempo e verificato in questi giorni". E che gli unici costi che l'Italia dovrà sostenere sono quelli relativi al trasporto. "Le armi sono a costo zero e non verranno mandati uomini sul campo: il personale impiegato si limiterà al trasporto e alla consegna del materiale". Nell'ambito degli accordi e delle intese che si stanno chiudendo in queste ore, inoltre, i C 130 italiani potrebbero trasportare in Iraq anche le armi di altri paesi. I tecnici e gli stati maggiori d'intesa con altre nazioni stanno infatti valutando la possibilità di trasportare con i nostri mezzi materiale proveniente dagli arsenali dei paesi un tempo appartenenti al blocco sovietico e ora confluiti nell'Unione Europea. Paesi che hanno nei magazzini migliaia di armi identiche a quelle utilizzate dai peshmerga.
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