Quello in atto al Senato "si chiama colpo di Stato", persino "Mussolini ebbe più pudore: non lo chiamò riforme". Beppe Grillo ieri ha sfoderato la potenza di fuoco del suo blog contro il governo e il Quirinale, per il contingentamento dei tempi di esame della riforma costituzionale. Il leader 5 Stelle è tornato a chiedere le dimissioni di Giorgio Napolitano ma ha incassato una risposta beffarda di Matteo Renzi: "Caro Beppe, il tuo è un colpo di sole!". Nessun autoritarismo, ribadisce il premier: sulle riforme "faremo un referendum", le opposizioni forse ne "hanno paura?". E' stata una giornata di pausa dal ddl costituzionale, quella di ieri per l'Aula di Palazzo Madama. Dopo la decisione della capigruppo del Senato di contingentare i tempi per chiudere l'esame l'8 agosto, si riprenderà a votare la prossima settimana. Ma non accennano a placarsi gli animi e i toni dello scontro politico.

LE TRATTATIVE - Il pacchetto di proposte su cui concordare le modifiche alle riforme costituzionali in Senato è ormai definito: il ministro Boschi ha attivato i contatti con tutti i partiti, della maggioranza e dell'opposizione, per evitare che il contingentamento dei tempi porti a un braccio di ferro senza vie di uscita. Fermo restando il "no" al Senato elettivo, la maggioranza punta a coinvolgere l'opposizione su alcune modifiche. E nelle trattative in corso c'è anche una riscrittura dell'Italicum che potrebbe piacere a Sel e a M5s.

LA LETTERA DI BERLUSCONI - Intanto Silvio Berlusconi in una lettera inviata venerdì ai leader dei partiti di centrodestra e pubblicata oggi dal Giornale scrive: "Sono convinto che sia giunto il momento di riprendere, per gradi e nel rispetto delle storie di ciascuno, la strada per costruire non un cartello elettorale, che non servirebbe a nulla, ma una piattaforma politica comune in vista delle prossime scadenze elettorali".

Nella lettera dice no alle "sommatorie numeriche" e fa un appello per "ricominciare senza rivendicare primogeniture, non da un accordo fra vertici di partiti, ma dal basso". Ancora: "So benissimo che fra noi ci sono delle differenze, anche significative, di linguaggio, di metodo e di contenuti. È naturale che sia così: non siamo lo stesso partito e non immaginiamo di diventarlo - sottolinea Berlusconi - Tuttavia queste differenze non escludono un minimo comun denominatore, che è il nostro tratto distintivo rispetto alla sinistra: la centralità della persona, dell’uomo, del cittadino rispetto allo Stato, la richiesta pressante di uno Stato più leggero e quindi anche più efficiente, che imponga meno tasse e meno burocrazia e garantisca più libertà". "Tutto il resto, contenuti specifici, linguaggi, insediamenti elettorali, è importante ma viene dopo. E ancora dopo vengono le questioni di leadership, di candidature,di liste o di organigrammi. Questo è il punto d’arrivo, non quello di partenza, di un percorso lungo e graduale, che abbiamo il dovere di intraprendere", conclude l’ex premier.
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