Fra le misure previste, l'erogazione dei pagamenti solo dopo il conseguimento dei 65 anni di età e la sospensione del diritto all'assegno per i consiglieri condannati definitivamente da un Tribunale, fino a quando non viene risarcito il danno cagionato.

Il provvedimento stabilisce che l'introduzione di trattamenti accessori all'indennità consiliare è disciplinata esclusivamente dalla legge e conferma l'abolizione dell'assegno vitalizio a partire dalla XV legislatura disponendo una disciplina uguale per tutti, a prescindere dalla legislatura nella quale si è stati eletti. Inoltre si esclude la possibilità per l'ufficio di presidenza di concedere deroghe collegate alla durata dei mandati. Viene poi proposto il divieto di cumulo con altre forme di retribuzione lavorativa e la sospensione dell'assegno per chi ricopre incarichi elettivi o incarichi retribuiti in enti, agenzie, aziende pubbliche o società a partecipazione pubblica. I figli dei consiglieri regionali, nell'idea nel Centro Democratico, manterranno il diritto alla reversibilità fino a un'età massima di 21 anni (ora il limite è 26) e il consigliere potrà rinunciare in qualunque momento all'assegno e alla reversibilità, ipotesi ora non possibile in base alle disposizioni nazionali.

"Con questa proposta - spiega Roberto Desini - intendiamo riequilibrare il trattamento economico dei consiglieri regionali, equiparandolo a quello delle altre categorie di lavoratori, eliminando sprechi di denaro pubblico e privilegi acquisiti negli anni dalla classe politica sarda". Secondo Anna Maria Busia, "questa legge impedisce che le norme sui vitalizi possano essere modificate con semplici regolamenti, evitando così colpi di mano e garantendo la massima trasparenza e partecipazione di tutto il Consiglio".
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