L'Italia è uscita dal tunnel con le sue forze, "senza chiedere un euro all'Europa", ed è a un "punto di svolta", pronta a crescere e portare a casa "gli investimenti esteri". Enrico Letta lo dice, anzi lo rivendica con forza, dagli Emirati dove il suo 'road show' del sistema Paese sembra dargli soddisfazione: gli investitori guardano con interesse, i mercati sono pronti a recepire "l'importante piano di privatizzazioni" e scommettere anche su una stabilità che è e deve essere la carta da giocare, dice. E lancia il suo appello: "Venite ad investire da noi". Nella prima tappa della missione nel Golfo incassa di fatto anche l'atteso passo avanti sul fronte Alitalia che - proprio dopo la sua cena di ieri sera con il Principe ereditario di Abu Dhabi - oggi annuncia la fase finale delle trattative con Ethiad, la compagnia emiratina. Ma il premier, lontano anche se solo fisicamente dall'alta tensione che si respira a Roma, si toglie anche qualche sassolino dalle scarpe e contrattacca chi, come il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, parla di numeri che non fanno guardare al futuro con ottimismo e sfila dalla tasca una sorta di cartellino giallo per il governo: "E' bene che ognuno faccia il suo lavoro. Confindustria pensi a fare pil. Sono convinto che i numeri giusti li abbiamo noi", rimarca Letta piccato. E risponde, anche se indirettamente e con nonchalance, a Romano Prodi, che oggi dalle colonne del Corriere della Sera lo ha invitato ad una scossa, una "sortita". Sono qui "per fare fatti, non ho letto il Corsera stamattina...", taglia corto. Quei fatti lui li rivendica. E lo fa oggi dal Golfo, dove ha portato un'Italia 'sana', credibile, che "vuole aprirsi a investimenti stranieri". Non senza risultati, fa notare, spiegando che "ho presentato un piano di investimenti, il piano di privatizzazioni già operativo: le reazioni che ho visto direttamente porteranno risultati molto utili" in termini di apporto di capitali dall'estero.

SQUINZI - Il leader degli industriali insistesulla necessità che il "governo cambi passo" o "ad un certo punto andiamo a votare". I numeri indicati dalle previsioni del Csc, fino ad ora "sfortunatamente" sempre "azzeccate", sostiene Squinzi ospite di 'In mezz'ora' su Rai3, "non ci permettono di guardare con ottimismo verso il futuro". La stima di crescita del Pil per il 2014, secondo Confindustria, sarà di "un modestissimo +0,6-0,7%, frazioni di un punto percentuale", questo "non basta a creare occupazione e a far ripartire il Paese".
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