"Deputato Boldrini - ha esordito Brunetta in aula rivolgendosi alla presidente della Camera - la chiamerò così visto che lei chiama il sottoscritto, presidente di gruppo, 'deputato'. Io a Brescia c'ero e sono stato scortato in formazione militare dalla polizia e dai carabinieri per poter svolgere le mie libere funzioni di rappresentate del mio partito". "Io a Brescia c'ero - ha continuato - e ho visto le bandiere e gli insulti del suo partito, presidente Boldrini, Sel. Ho visto le bandiere e ho visto i teppisti sotto le bandiere di Sel, li ho visto come sono stati visti da tutti gli italiani. Io a Brescia c'ero e ho visto gli insulti e le bandiere dei militanti del Movimento Cinque Stelle, che insultavano e impedivano lo svolgimento di una manifestazione democraticamente organizzata. Io a Brescia c'ero e ho sentito il discorso del presidente Berlusconi sulla riforma della magistratura, sulla riforma della giustizia, e quel discorso era un perfetto discorso da campagna elettorale che esprimeva le idee di un leader di partito. Non ho sentito nessun insulto alla magistratura". "Io nei giorni successivi - ha continuato Brunetta - non ho sentito da parte sua, onorevole Boldrini, nessuna presa di distanze nè dal suo partito, che è qui rappresentato in Parlamento, nè dall'altro partito qui rappresentato in Parlamento, il Movimento Cinque Stelle. Io chiedo a lei, presidente Boldrini: ha due pesi e due misure per la solidarietà? Il suo predecessore del suo stesso partito, presidente della Camera, si caratterizzava per essere equanime ed equilibrato nella difesa delle prerogative di questa istituzione. Lei - ha conclude il capogruppo Pdl - non lo ha fatto presidente Boldrini, ha sempre tempo e modo di farlo".

LA REPLICA - "Il presidente della Camera si riserva di intervenire quando lei lo ritiene necessario e non su sollecitazione di parte": così la presidente della Camera, Laura Boldrini. Che ribadisce di aver "inviato segnali chiari e inequivocabili di condanna" rispetto ad atti legati al sessismo o più in generale alle discriminazioni. Anche quelle denunciate verso le militanti del Pdl a Brescia. Ma ribadisce anche il suo ruolo di 'garanzia': "Non si può pensare che la presidente debba intervenire in relazione ad ogni episodio che riguarda attività di partito. Finirebbe così per entrare nell'agone politico a danno del suo ruolo di garanzia". Quindi "il presidente si riserva di intervenire quando lo ritenga necessario e non su sollecitazione di parte". E ribadisce "il presidente è terzo e imparziale rispetto alla competizione politica e così vuole rimanere". Poi il riferimento alle donne insultate a Brescia e dunque alla condanna del sessismo.

"La presidente Boldrini - ha detto poi Brunetta - mi ha dedicato una risposta elusiva. Il Popolo della libertà non chiede alla sua alta autorità istituzionale la 'difesa dei partiti', come lei ha sostenuto. Abbiamo chiesto la tutela della libertà di manifestazione politica. E la condanna di ciò che la ostacola o la comprime, con violenza fisica e verbale, com'è accaduto a Brescia": così Renato Brunetta, presidente dei deputati del Pdl. "Non le ho chiesto di esprimere un'opinione favorevole al mio partito, figuriamoci - aggiunge - ma di difendere la democrazia e le sue espressioni che passano attraverso i partiti, e che alcuni partiti - in questo caso anche quello della Boldrini - turbano e cercano di impedire. Sel e 5 Stelle citano sempre la Costituzione, salvo tradirla su punti decisivi. C'è l'articolo 17 della nostra Carta fondamentale che dice: 'I cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz'armi. A Brescia eravamo radunati pacificamente e senz'armi. Altri, e le loro bandiere ne ha rivelato l'identità, hanno cercato di impedire questo raduno pacifico. L'afasia della presidente della Camera sul punto è inquietante e foriera di gravi conseguenze per la pace sociale".
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