I rapporti tra Stati Uniti e Cuba a una svolta epocale. I governi di Washington e L'Avana, nemici storici sin dalla metà del Novecento, hanno infatti dato il via a un percorso di "normalizzazione" delle relazioni diplomatiche. Lo ha annunciato oggi il presidente Usa Barack Obama, che ieri ha anche parlato al telefono con il leader cubano Raul Castro, fratello di Fidel. Un primo, storico riavvicinamento preceduto da fatti concreti. A cominciare da uno scambio di prigionieri, in virtù del quale le autorità cubane hanno rilasciato il contractor americano Alan Gross, arrestato 5 anni fa mentre distribuiva materiale elettronico alla comunità ebrea de L'Avana con l'accusa di spionaggio. In cambio, gli Usa hanno accettato di liberare "per motivi umanitari" tre agenti cubani detenuti su suolo statunitense dopo un processo controverso che li ha condannati, anch'essi per spionaggio.

IL DISCORSO DI OBAMA - Obama, oggi, parlando alla Nazione, ha annunciato la volontà di riallacciare le relazioni diplomatiche con L'Avana, interrotte nel lontano 1959, riaprendo un'ambasciata sull'isola caraibica. E ancora: di togliere le restrizioni per viaggi, denaro e commerci. Di instaurare con il governo dei Castro una "collaborazione" per quel che riguarda sanità, sicurezza, prevenzione e gestione delle catastrofi, lotta al traffico di droga. E di rimuovere il nome di Cuba dalla lista degli Stati "canaglia" che finanziano il terrorismo. Una vera e propria "nuova era", insomma. "L'isolamento di questi ultimi 50 anni non ha funzionato. E' ora di cambiare", ha detto Obama. "Negli ultimi anni abbiamo riallacciato rapporti con altri governi di tradizione comunista come Cina e Vietnam" ha proseguito. Aggiungendo: "Ora vogliamo fare lo stesso con Cuba, eliminando le restrizioni. Solo poche miglia separano Usa e Cuba e migliaia di immigrati cubani hanno contribuito a fare la storia dell'America. Dunque è giunto il momento di rompere le catene del passato e rivedere le nostre relazioni" per costruire "un futuro migliore" per entrambi i Paesi. Parole accompagnate dallo slogan, pronunciato in spagnolo: "Todos somos americanos".

IL PAPA MEDIATORE - Il presidente americano, così come Raul Castro, ha poi ringraziato Papa Francesco, che si è speso in prima persona per agevolare il riavvicinamento dei due Paesi da sempre nemici.

LA REAZIONE REPUBBLICANA - Da parte sua, Castro ha auspicato la rimozione definitiva dell'embargo e delle sanzioni che da decenni gravano sull'isola caraibica. Rimozione necessaria anche per Obama, ma che dovrà ottenere l'ok da parte del Congresso americano, dove il presidente potrebbe però trovare una dura opposizione. Eloquenti, in questo senso, le parole pronunciate dopo l'annuncio di Obama da John Boehner, speaker della Camera e membro di spicco del Partito Repubblicano: "I rapporti fra Stati Uniti e Cuba non devono essere rivisti. La svolta annunciata dal presidente è una concessione stupida". Sulla stessa lunghezza d'onda un altro alto esponente di spicco dei conservatori, Marco Rubio, senatore di origini cubane e candidato alle presidenziali 2016. "La "svolta" di Obama fa parte di una lunga serie di vezzeggiamenti a dittatori e tiranni da parte di questa amministrazione", ha affermato Rubio, annunciando che farà "ogni sforzo per bloccare il tentativo disperato e pericoloso del presidente di lucidare la sua eredità a spese del popolo cubano".
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