Peshawar, il giorno dopo. Un giorno di lutto, il primo dei tre proclamati dal governo, dopo il sanguinoso attentato messo a segno da un gruppo di kamikaze talebani, costato la vita a quasi 150 persone, in maggior parte studenti tra i 6 e i 17 anni. Bilancio che potrebbe, purtroppo, aggravarsi, viste le condizioni difficili di molti dei feriti, ricoverati a decine negli ospedali della città. "E' il nostro 11 settembre", ha titolato oggi il The Express tribune di Islamabad. E, come fece il governo Usa all'indomani dell'attentato alle Twin Towers, anche i vertici di Islamabad hanno giurato di rafforzare il pugno di ferro contro le roccaforti degli estremisti, situate nelle province al confine con l'Afghanistan, intensificando i raid aerei e ripristinando la pena di morte. Dell'eccidio di Peshawar ha parlato oggi anche papa Francesco, che ha invitato a pregare per "le vittime dei disumani atti terroristici" in Pakistan, ma anche in Australia e Yemen, invocando "il Signore affinché converta i cuori dei violenti che non si fermano nemmeno davanti ai bambini". Dal canto loro, i talebani minacciano nuovi attacchi. In Pakistan spari ed esplosioni sono stati uditi nei pressi di una scuola femminile, proprio nelle vicinanze di Peshawar. In Afghanistan, invece, nella città di Lashkargah, un kamikaze si è fatto esplodere in una filiale della Kabul Bank, mietendo, da un primo bilancio, 10 vittime.
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