Prosegue, tra mille difficoltà e con risultatti altalenanti, la missione internazionale contro i miliziani dell'Isis in Siria e Iraq. In territorio siriano il cuore dei combattimenti resta la città di Kobane, al confine con la Turchia. Sul lato nord i miliziani islamisti continuano l'assedio a suon di bombe, mentre sul fronte opposto avanzano i peshmerga curdi, impegnati sul campo con la copertura degli aerei della missione internazionale guidata dagli Usa. Proprio un mini-contingente curdo è riuscito ad avanzare all'interno della città, da cui sono in fuga migliaia di persone, in cerca di scampo. Anche sul fronte iracheno continuano i raid internazionali contro le postazioni islamiste, mentre la capitale Baghdad, nonostante il presidio delle forze di sicurezza governative, è quasi quotidianamente bersaglio di attacchi dinamitardi. Quattro solo questa mattina, per un bilancio di almeno 16 morti. Secondo la tv al Arabiya ordigni esplosivi improvvisati sono stati fatti detonare quasi all'unisono in diversi quartieri della città in prossimità di mercati ortofrutticoli e affollate vie di negozi. Dietro agli attentati, gruppi vicini all'auto proclamato Califfo dello Stato Islamico.

FOSSE COMUNI - Intanto, l'agenzia di stampa turca Anadolu rivela della scoperta, a 130 chilometri dalla capitale, di una fossa comune con i corpi di centinaia di uomini appartenenti alla tribù Albonemer, che sarebbero stati sequestrati dagli estremisti e poi uccisi per vendetta, avendo cercato di impedire all'Isis di conquistare la zona.

IL TERZO FRONTE - In questo scenario, arriva l'appello dell'Isis ai musulmani egiziani integralisti. Invitati a sollevarsi per sostenere i gruppi jihdisti nel Sinai. Il Califfato intende dunque aprire un terzo fronte di guerra, affidandosi a coloro i quali vengono definiti in un video "gli eroi e i leoni del Sinai che non temono nulla per la creazione di uno Stato islamico".
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